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Renzi, la Boschi e la vera vergogna di quel biglietto

"Game over", disse con spocchia Matteo Renzi il giorno della condanna definitiva di Silvio Berlusconi.

Renzi, la Boschi e la vera vergogna di quel biglietto

"Game over", disse con spocchia Matteo Renzi il giorno della condanna definitiva di Silvio Berlusconi. Era il primo agosto 2013 e quel giorno Renzi neppure immaginava che presto sarebbe finito anche lui nel tritacarne giudiziario e mediatico che aveva fatto prigioniero il Cavaliere. In quei giorni d'estate Renzi stava mettendo a punto gli ultimi dettagli della presa del Pd che si sarebbe concretizzata a fine anno con la vittoria schiacciante alle primarie prima e l'ingresso a Palazzo Chigi subito dopo.

Sull'obiettivo Renzi arrivò con una costosa rincorsa durata due anni e finanziata da una fondazione, Open, messa su con i compagni di sempre: Luca Lotti, Marco Carrai, Maria Elena Boschi e l'avvocato Alberto Bianchi, il famoso Giglio Magico. Nelle casse di Open affluirono milioni in contributi volontari di imprenditori e finanzieri grandi e piccoli che credevano nel progetto e nella possibilità di cambiare una sinistra impantanata nel veterocomunismo. Fu un'operazione trasparente e moderna - per intenderci uguale a quella fatta da Biden per diventare presidente degli Stati Uniti - finalmente degna di una democrazia.

Ma noi non siamo gli Stati Uniti, e forse neppure una democrazia, per cui su Open, andato in disgrazia politica il titolare, si sono avventati come belve magistrati in cerca di gloria con i loro seguiti di spioni e giornalisti compiacenti. Risultato: inchieste, indagati come se piovesse e diffusione di verbali e intercettazioni che con l'ipotesi di reato non c'entrano nulla al solo scopo di sputtanare Renzi e compagnia.

Che rilevanza penale può infatti avere che Renzi abbia noleggiato - costo 130mila euro - un aereo per andare poche ore in America a un congresso dei democratici, visto che parliamo di soldi privati di cui doveva dare conto né a me né ai magistrati, ma semmai ai donatori? Ma soprattutto cosa c'entra con l'inchiesta un bigliettino «la Boschi è una donna - quindi - tr...» rinvenuto a casa dell'avvocato Bianchi, trascrizione di una frase - così sostengono gli inquirenti che l'hanno fatta avere al quotidiano La Verità - che avrebbe pronunciato Renzi durante una riunione di Open?

Battute da osteria del genere nei confronti di colleghe, disdicevoli fin che si vuole, le ho sentite pronunciare centinaia di volte nelle redazioni, certamente risuonano negli uffici delle procure e della polizia giudiziaria senza che ad alcuno venga in mente di verbalizzarle e diffonderle come è successo con Renzi, con un evidente abuso di potere coperto da quell'immunità che la magistratura si autoassegna. Io non credo proprio che Open fosse un'associazione per delinquere, al massimo parlerei di uno spregiudicato e fallimentare club privato.

Non altrettanto mi sento di dire nei confronti di chi ha organizzato e attuato questa persecuzione politica e personale.

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