Politica

Renzi finisce nella bufera per la foto al Gp del Bahrein

La polemica politica della domenica romba nei box del Gran Premio di F1 del Bahrein, prende velocità vertiginosa nel rettifilo del circuito mediorientale e poi esplode sui social di un pomeriggio primaverile

Renzi finisce nella bufera per la foto al Gp del Bahrein

La polemica politica della domenica romba nei box del Gran Premio di F1 del Bahrein, prende velocità vertiginosa nel rettifilo del circuito mediorientale e poi esplode sui social di un pomeriggio primaverile. A molti italiani l'immagine di Matteo Renzi in giacchetta e camicia sbottonata sul petto, come ospite al paddock all'apertura del campionato mondiale con tanto di pass al collo, ha suscitato reazioni furibonde. «Noi chiusi in casa e lui al gp di f1. Vergogna!». «Le persone non possono dare l'ultimo saluto ai propri cari. #Renzi, invece, può andare in #Bahrain a tifare #Ferrari al Gran Premio di Formula 1. Vergogna». Insomma, l'ira popolare si scatena nel vedere un senatore della Repubblica conversare con il presidente della Federazione internazionale dell'automobile Jean Todt e il principe Salman ben Hamad Al Khalifa, suo ex collega in qualità di primo ministro della nazione formata da trenta isole nel Golfo Persico. L'effetto lockdown ha scatenato negli italiani semi reclusi un'ondata di sensazioni contrastanti: per i pochi che lo difendono non vedendoci nulla di male, c'è chi richiede l'intervento del Quirinale e chi scrive in inglese a Jean Todt (francese) per informarlo che l'ospite italiano non è più premier.

Tanta indignazione forse affonda le radici nelle ravvicinate incursioni mediorientali del leader di Italia viva, già contestato dai suoi alleati di governo del Pd e di M5s per lo sfoggio di amicizia mostrato durante la crisi di governo nei confronti del principe ereditario saudita Mohammad bin Salman, accusato dalla Cia di essere il mandante del brutale assassinio del giornalista Jamal Kashoggi. Erano già pronti i fucili mediatici contro il Matteo d'Arabia, l'uomo nero bersagliato dagli odiatori di sinistra che non gli perdonano di avere interrotto il sogno giallorosso del governo Conte-Casalino. Renzi alla fine ha voluto precisare che ha rispettato tutte le norme, che domani sarà in aula a Palazzo Madama per intervenire sul Family Act e soprattutto che i suoi viaggi «non costano un centesimo al contribuente».

Purtroppo per lui, non è riuscito a rabbonire quella parte dell'opinione pubblica che pretende dai politici uno spirito francescano e contrito durante l'interminabile pandemia che sta creando una nevrosi di massa. «Ma lo stipendio chi te lo paga?? Lo guadagni tutto??» incalzano i detrattori ancora più inviperiti. I meno esacerbati preferiscono buttarla sull'umoristico: ha confuso la griglia di partenza con la grigliata oppure ha scambiato la zona rossa con le rosse di Maranello.

Colpevole o innocente? Il tribunale del popolo ne discuterà ancora per qualche ora.

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