Cronache

"Stati bandiera responsabili". Piantedosi pronto a fermare le ong

L'Italia ha ripreso a riaffermare il diritto al controllo dei suoi confini: Viminale e Farnesina al lavoro per attuare la Convenzione del mare

"Stati bandiera responsabili". Piantedosi pronto a fermare le ong

Il cambio della guardia al Viminale sta iniziando a dare i suoi frutti. Il ministro dell'Interno, già nella giornata di ieri, ha annunciato l'intenzione di vietare l'ingresso in acque territoriali italiane alle ong dei migranti che, in questo momento, si trovano in navigazione nel Mediterraneo. Ocean Viking, stando alle recenti rilevazioni satellitari, sta navigando davanti alle coste tunisine mentre Humanity 1 si trova tra la Sicilia e la Grecia. C'è anche la nave Geo Barents in mare, al momento nel canale di Sicilia tra l'isola italiana e la Libia.

Valutazione sul divieto di ingresso per le ong in Italia

L'attenzione di Matteo Piantedosi, da poco insediatosi al ministero degli Interni, si sta concentrando principalmente sulla Ocean Viking e sulla Humanity 1, battenti rispettivamente bandiera norvegese e tedesca. Le due navi ong, che da giorni stanno raccogliendo migranti nel mare tra Libia e Malta, per Piantedosi stanno operando al di fuori dei limiti di legge, "non in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale". Per questo motivo, il ministro sta valutando in queste ore il divieto di ingresso in acque territoriali italiane. Sarebbero fuori dalle regole perché, come ha spiegato il ministro a la Stampa, "le operazioni di soccorso sono state svolte in modo sistematico in area Sar di Libia e Malta, informate solo a operazioni avvenute".

Il primo passo, in accordo con il ministero degli Esteri, è stato quello di informare gli Stati di cui le due navi battono bandiera. "Richiamiamo tutti al rispetto delle regole. Quello è territorio tedesco e norvegese", ha spiegato Antonio Tajani, titolare della Farnesina. Infatti, Matteo Piantedosi ha spiegato: "Ho voluto battere un colpo per riaffermare un principio: la responsabilità degli Stati di bandiera di una nave. Questo principio vale solo per l'Italia e non per Germania e Norvegia?".

La Convenzione del mare che inguaia le ong

La decisione del ministro degli Interni si basa sulla solida Convenzione del mare, riconosciuta a livello internazionale, e in particolare sul passaggio sulla libertà di movimento di una nave "fintanto che non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero". Questo è il primo passo di Matteo Piantedosi per mettere in atto il piano di Giorgia Meloni di riprendere la missione Sophie, che cominciò ad operare con il finanziamento e l'addestramento della guardia costiera libica e doveva finire con le navi europee stabilmente nelle acque libiche.

Quest'ultimo passaggio, per quanto codificato, non è stato mai portato a termine. Ed è da qui che il titolare del Viminale vuole ripartire. "Già in settimana faremo un Comitato per la sicurezza con le agenzie di intelligence. Voglio capire la reale situazione in Libia e che cosa si può fare", ha detto ancora Piantedosi. Il fine del suo ragionamento è semplice: "Noi non possiamo accettare il principio che uno Stato non controlli i flussi di chi entra. Io credo molto nei corridoi umanitari di Sant'Egidio. Frenare le partenze significa anche limitare le morti in mare, che mi ripugnano e che vedo ormai quasi non fanno più notizia".

Ocean Viking chiede il porto di sbarco

Questa mattina, con oltre 200 persone a bordo, la nave Ocean Viking ha inviato la richiesta di sbarco in un porto sicuro. "In questo momento rimaniamo in attesa, abbiamo già fatto richiesta di un porto di sbarco e non possiamo fare altro che aspettare, come per altro ci siamo ritrovati a fare anche con altri governi per periodi molto lunghi. La richiesta di un porto, come tutte le nostre richieste, viene mandata all'Italia, Malta, Libia e Norvegia", ha dichiarato Alessandro Porro, presidente Sos Mediterranee Italia, a "24 Mattino" su Radio 24, sottolineando che i migranti non verranno sbarcati in Libia. E il team a bordo della nave aggiunge: "Hanno il diritto di sbarcare nel porto sicuro più vicino".

Hotspot di Lampedusa al collasso

Da un lato il ministro è al lavoro per frenare il fenomeno degli sbarchi o, meglio, delle partenze dal nord Africa, togliendo agli scafisti "l'appoggio" delle ong pronte a raccogliere l'sos per i trasbordi e i successivi trasferimenti in Italia. Anche se da più parti si nega questo fenomeno, Piantedosi sottolinea che "queste navi umanitarie sono un fattore di attrazione per i migranti, il cosiddetto 'pull factor'". Ma dall'altra parte, Lampedusa è ancora, di nuovo, in ginocchio. Fino alla mezzanotte di oggi, in attesa dei dati aggiornati, a Lampedusa sono arrivati 800 migranti e, nonostante i trasferimenti concertati d'intesa tra prefettura di Agrigento e Viminale, nell'hotspot continuano a esserci oltre 1.

100 stranieri.

Commenti