Era dall'indomani dell'11 settembre 2001 - attentato alle Torri Gemelle - che un presidente della Repubblica non appariva in tv a reti unificate per lanciare un messaggio agli italiani, e qualche cosa questo vorrà dire. Davvero siamo in guerra? Sì, o quantomeno siamo come in guerra e dobbiamo prenderne atto. Siamo al punto, come documentiamo oggi, di ipotizzare chi salvare e chi no nel caso che il nemico Coronavirus sfondi anche le ultime difese ospedaliere e diventi impossibile salvare tutti. Speriamo non accada mai, ma il solo fatto che chi di dovere abbia dovuto ipotizzarlo mette i brividi. Non più first come, first served (chi primo arriva prima è servito), ma ceiling of care (un tetto alle cure), dice in un documento riservato fatto girare tra gli aderenti la società che raggruppa gli anestesisti e i rianimatori italiani.
Se non è questo un bollettino da stato di guerra, ditemi voi. Siamo pronti ad affrontare una evenienza del genere? No, penso di no. E mi vengono in mente le parole che il sociologo Umberto Galimberti rivolse alla platea degli industriali veneti pochi anni fa. «Mi dite che i vostri ragazzi non vogliono o non sono in grado di impegnarsi in azienda per prendere il vostro posto. Hanno ragione. La maggior parte di loro quando ha compiuto diciotto anni ha ricevuto in dono una Porsche, e quindi giustamente vanno in Porsche e se ne fregano di tutto il resto».
Ecco, la mia generazione (in parte) e quella che mi succede (di più) è abituata ad attraversare - è una metafora - la vita in Porsche e non ammette altra ipotesi. Il Coronavirus ci riporta a terra. La guerra non distingue tra ricchi e poveri, figli di papà e figli di. Lui colpisce dove capita, e anche se la scampi dovrai pagare il conto dei danni (oggi su questo giornale facciamo alcune ipotesi, nessuna delle quali piacevole).
Quindi tutti noi dobbiamo scegliere.
Possiamo fare Schettino, cioè scendere dalla nave in difficoltà per salvare noi stessi, o possiamo come il comandante della nave Diamond Princess in preda all'epidemia, Gennaro Arma (ieri fatto commendatore da Mattarella) rimanere a bordo con responsabilità, costi quel che costi, del nostro Paese, delle nostre aziende e delle nostre famiglie. Non ci faranno tutti commendatori ma daremo finalmente un senso alla nostra vita, che va oltre guidare una Porsche.
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