Mimmo Lucano, sindaco simbolo dell’accoglienza di Riace, è accusato di aver organizzato matrimoni di comodo tra riacesi e immigrati allo scopo di fargli ottenere un permesso di soggiorno facile. Troppo facile. Da quanto emerge dalle carte dell'inchiesta, il sindaco e la sua compagna, Tesfahun Lemlem avrebbero "architettato degli espedenti criminosi tanto semplici quanto efficaci per aggirare la disciplina prevista dalle norme".
Dalle intercettazioni, pubblicate dal Fatto Quotidiano, emergono però anche altri particolari che riguardano questi matrimoni combinati. Non sempre trovare le persone giuste per il fatidico sì si è rivelato facile. E a volte si è tentato anche di tentare la via del matrimonio omosessuale.
I protagonisti di questa storia riacese sono Giosi, 70enne locale, e Sara, 29enne nigeriana che per due volte si è vista rifiutare l’asilo e che è a rischio espulsione. “Giosi è lucido – afferma Lucano in una intercettazione - lui dice: 'Questa qua vuole i documenti? Li deve pagare! Non li deve pagare con i soldi. Li deve pagare in natura. Lei è lucida, non ho scelta, così come sto per strada e mi pagano ovviamente ha amarezza".
L’idea del matrimonio, come – secondo l’accusa - successo altre volte, era venuta proprio al sindaco della città. Sulla questione però si creano dei problemi. Sara quando era a Napoli è stata costretta dalle contingenze anche a prostituirsi. L’obiettivo di Lucano è farle ottenere il documento di identità: “Per disattendere queste leggi balorde - dice - vado contro la legge, però non è che le serve molto che ha la carta d'identità", è il suo pensiero. L'obiettivo è la cittadinanza.
Per fare il matrimonio, come legge italiana vuole, occorre trovare qualcuno disposto a prendere in moglie la ragazza 29enne. E ovviamente non deve risultare già sposato. Una operatrice che si occupa di migranti prova a suggerire la svolta omosessuale. "Scusate - gli dice mentre parlano nell' ufficio della cooperativa - ma ieri al mio paese hanno fatto un matrimonio gay io non la posso sposare?”. La risposta di Lucano è chiara: "In Italia è già legge", continua, "però mi devi portare un certificato che sei stato civile libera". Lei può avere il documento facilmente, basta andare in Comune. Ma purtroppo per la legge italiana una unione civile omosessuale non basta per ottenere il permesso di soggiorno. E così l’ipotesi tramonta.
Arriva dunque il turno di del 70enne. "C'è uno stupido - dice Lucano - si chiama Giosi". Il fatto è che a quanto pare quest’uomo la donna, oltre che maritarla, vorrebbe anche portarsela a casa. E magari nel letto. Il rischio è che la ragazza, spinta dalla necessità, possa accettare di fare “qualche fesseria”. Il sindaco fa incontrare Sara e Giosi e prova a mettere in chiaro le cose: “Vedi che dopo devi andare a vivere a casa sua", spiega a Sara, secondo quanto si legge nelle intercettazioni pubblicate dal Fatto. "Lo sai?". "Sì", risponde la 29enne, "io vado a casa". All'uomo invece afferma: "Poi Giosi il matrimonio sai com' è? è come capita". La sua risposta sembra far sperare bene: "Io - dice Giosi - le ho detto di restare sempre amici".
Il fatto è che alla fine Lucano sembra convincersi che Giosi non è in grado di esprimere un consenso valido. Il 70enne stenta pure a riconoscere la moglie in mezzo ad altre persone. "C'erano almeno 30, 40 persone - dice al telefono - non è possibile che tu ti sposi e non sai come si chiama tua moglie allora lo state circuendo per prendere i documenti io vi dico pure va bene, però almeno deve essere consapevole lui, non che lo prendete in giro, perché lui è convinto che se ne va a casa a dormire con lei.
Questo è umiliare un essere umano facciamo i razzisti al contrario, che succede questi sono gli effetti della legge Minniti perché questa è stata diniegata tre volte e deve tornare in Nigeria però tu non puoi giocare sulla pelle di uno che non è nemmeno consapevole fate quello che volete la mia firma non ve la metto!”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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