Ricomincia la scuola, solito caos

Ricomincia la scuola, solito caos

«La scuola parte nel caos» è un titolo evergreen e una delle poche certezze nella vita. A settembre, ogni anno, non ci sono abbastanza professori, edifici sicuri e programmi chiari. I precari protestano, gli studenti pianificano le manifestazioni e i genitori sborsano un capitale per la consueta tonnellata di libri inutili. Quest'anno però il caos promette di essere da record, grazie a una serie di infauste coincidenze.

Elenchiamo le novità. Il concetto di vaccino obbligatorio «flessibile» sarebbe difficile da capire anche per un premio Nobel: non è ancora chiaro se l'autocertificazione sarà sufficiente e chi dovrà verificare i documenti. Professori ordinari: organico lacunoso perfino in materie come lettere e matematica. Supplenti e insegnanti di sostegno: organico lacunoso. Presidi o dirigenti: avete già capito, organico lacunoso. Personale di segreteria e bidelli: non per ripetersi ma l'organico è lacunoso. Beh, direte voi, almeno è iniziato il concorso straordinario per i docenti precari di medie e superiori, riservato ai soli «abilitati» e previsto dal decreto noto come Buona scuola.

Avete ragione, però ieri il Consiglio di Stato ha rinviato il bando alla Corte costituzionale perché ne giudichi la validità. Tradotto: la Buona scuola potrebbe raggiungere le altre leggi del governo Renzi già dichiarate incostituzionali. Sulla sicurezza lasciamo la parola al neo-ministro Marco Bussetti: «Abbiamo dati ancora preoccupanti sugli edifici scolastici». I soldi ci sarebbero ma le procedure sono così farraginose che nessuno o quasi è riuscito a spendere un centesimo. Che fare? Per ora il ministero lancia una mappatura satellitare degli istituti a rischio.

La scuola è un tipico esempio di istituzione gestita all'italiana. Arriva un ministro, pretende di riformare la scuola da cima a fondo, viene fatto a fette dai burocrati, il cambiamento resta a metà lasciando solo incertezza. Quasi tutti hanno voluto riscrivere le norme e riempirsi la bocca di retorica sui programmi ma la vera rivoluzione sarebbe amministrare l'esistente con saggezza.

Prendiamo le graduatorie: le lacune si possono colmare con una distribuzione più intelligente sul territorio, senza assunzioni di massa. Ci sono città con graduatorie infinite e città con graduatorie insufficienti.

A Milano, per esempio, mancano insegnanti. Forse la metropoli è troppo cara. Ma anche il profondo Sud è poco ambito.

È davvero impossibile trovare un punto di equilibrio? Si può essere grandi ministri anche senza battezzare riforme.

Invece no: da tempo nessuno si preoccupa delle cose banali ma utili. Così la scuola si è usurata. Speriamo non faccia la fine del ponte Morandi.

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