Coronavirus

"Rinviamo la Pasqua", ecco la proposta-provocazione di un sacerdote

Saranno spunto di riflessione le parole di don Gennaro Matino, sacerdote e teologo napoletano, che ha proposto di posticipare Pasqua e Domenica delle Palme a quando l'emergenza sanitaria sarà finita. "Spostiamole ed aspettiamo un momento migliore"

"Rinviamo la Pasqua", ecco la proposta-provocazione di un sacerdote

Pasqua 2020 cadrà il prossimo 12 aprile ma c'è qualcuno che, vista l'emergenza sanitaria, vorrebbe "rinviarla". "Che senso ha celebrare la Pasqua senza la gente?" si chiede don Gennaro Matino, sacerdote e teologo che, come tutti, sta affrontando la pandemia del Coronavirus. "Forse sarebbe meglio spostare le festività e aspettare un momento migliore, quando l’emergenza sarà finita".

Tra il serio ed il faceto, il sacerdote ha lanciato questa proposta-provocazione in attesa di una risposta dai "piani alti". "Con pacatezza ed umiltà, mi permetto di suggerire questa provocazione - ha continuato don Matino, che sembra trovare consensi in altri sacerdoti con i quali "si sta discutendo già da qualche giorno tra confratelli. Molti sono d'accordo con me".

Evento epocale

Intervistato da Repubblica.it, sarebbe la prima volta nella storia della Chiesa, che non ha mai cancellato o spostato avvenimenti religiosi di questo calibro. Semmai, era tutto il resto che si fermava per rispettare la celebrazione della Pasqua di Resurrezione, come accaduto nel caso di guerre. "In passato, la Pasqua fermava anche i conflitti e, in caso di epidemie, l’ignoranza spingeva le persone a scendere in strada con un’icona sacra per chiedere la grazia - ha commentato don Gennaro - poi, quando il peggio era passato, si ergevano le cattedrali. Oggi la scienza ha deciso che le chiese devono restare chiuse e si cerca di rimediare con la rete".

Online si, ma fino ad un certo punto

Eccola, la rete: nell'epoca del 2.0 riesce a far celebrare le Sante Messe e diffonderle nelle case di tutto il mondo quando, per cause di forza maggiore, non ci si può spostare. Ma, secondo don Gennaro, alcuni riti pasquali verrebbero meno se tutto si consumasse online. "Da giorni mi pongo sempre lo stesso interrogativo: che Settimana Santa potrà mai essere, quella celebrata online? Non ci sarà la lavanda dei piedi perché è proibito il contatto, né la messa del Vescovo con i sacerdoti perché non ci si può riunire, e neppure le processioni del Venerdì Santo, perché sono vietate".

A rischio anche Domenica delle Palme

E, se è vero che il decreto "zona protetta" per il nostro Paese è in vigore fino al 3 aprile, il sacerdote campano comincia ad ipotizzare scenari ben più lunghi che impedirebbero anche il rito della Domenica delle Palme. "Quest’anno cade il 5 aprile. Difficilmente per quella data sarà già tutto finito, non illudiamoci - incalza don Matino - al contrario, credo proprio che nessuno di noi potrà andare in chiesa a scambiarsi i ramoscelli d’ulivo, in quella che è la celebrazione più affollata".

Se ciò che ha prospettato dovesse verificarsi, non ci sarebbero altre vie d'uscita che le celebrazioni su internet, come vuole Papa Francesco che ha invitato a celebrare i riti della Settimana Santa (5-11 aprile, ndr) in streaming. Ma il sacerdote spera in decisioni diverse. "Se viviamo un tempo straordinario, e mi pare evidente che lo stiamo attraversando, allora possiamo assumere decisioni straordinarie", ha affermato il prete, anche a costo di rompere con una tradizione secolare. "Gesù diceva che per osservare le tradizioni si dimentica la legge di Dio".

Ma che ne pensa Papa Francesco? "Il Santo Padre è infinitamente più saggio di me, come Vicario di Cristo è la persona più vicina in assoluto allo Spirito Santo. Saprà lui cosa è meglio fare".

Ipotesi 25 aprile

Se l'emergenza sanitaria dovesse rientrare quando hanno previsto gli scienziati, a fine aprile c'è una data che potrebbe rimanere scolpita nella memoria. "Ad esempio, il 25 aprile - ha ipotizzato il sacerdote - o quando l’emergenza globale sarà terminata. Finita la Via Crucis, celebreremo la Resurrezione. Dalla scienza ci aspettiamo le cure e il vaccino, ma la Chiesa non può essere superata e i riti senza la gente non esistono. Almeno questo è ciò che penso io. Ma non sono il solo".

A prescindere che si possa essere, o meno, d'accordo con don Gennaro, i suoi spunti provocheranno riflessioni all'interno della Chiesa. E, molto umilmente, si è congedato così: "Se ho commesso un errore, sono pronto a chiedere scusa.

Ma, se sarò riuscito a provocare una riflessione, allora ringrazierò il Signore per questo".

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