Coronavirus

Rivelazione choc sulle autopsie: "Cosa accade dentro al corpo..."

La polmonite non sarebbe la patologia principale. La circolazione sanguigna è quella che veramente preoccupa. La virologa Gismondo spiega tutto

Rivelazione choc sulle autopsie:  "Cosa accade dentro al corpo..."

Una rivelazione choc riguardante il coronavirus arriva dalle autopsie. Queste, eseguite sui corpi dei deceduti risultati positivi al Covid-19, hanno rilevato che la polmonite interstiziale non è la cosa più grave che ci può accadere, è solo una conseguenza. Ciò che il virus provoca nel nostro organismo è anche peggio. E riguarda soprattutto la circolazione sanguigna.

La rivelazione choc

Come riportato alla virologa Gismondo su Il Fatto Quotidiano, di esami autoptici agli ospedali Sacco di Milano e al Papa Giovanni XXIII di Bergamo ne sono stati fatti una settantina. Da questi è risultato che la polmonite è solo una conseguenza, forse neanche così grave, se rapportata a ciò che realmente succede nel nostro corpo. Già il dottor Palma, cardiologo di Salerno, aveva avanzato questa ipotesi, ma subito era stato zittito da esperti sempre più spesso presenti in programmi televisivi. Secondo Palma il coronavirus colpisce in particolar modo i vasi sanguigni, impedendo in questa maniera la corretta circolazione del sangue e portando alla formazione di trombi. La polmonite sarebbe quindi solo un sintomo successivo e non il principale da cui parte tutto, come pensato fino a poco tempo fa. Insomma, dall’inizio gli studiosi si sarebbero soffermati soprattutto sulla polmonite, che a questo punto, in seguito alla rivelazione ottenuta dalle autopsie, non sarebbe il principale meccanismo patogeno del Sars-CoV-2.

L'infiammazione vascolare sistemica

I primi morti, tralasciando le malattie già esistenti di cui soffrivano, sarebbero stati vittime anche di diagnosi iniziali errate. Il coronavirus è una malattia infiammatoria vascolare sistemica. A causa del Covid-19 il sangue non riesce quindi a circolare nell’organismo e a raggiungere i polmoni che per questo motivo non riescono a ventilare, nonostante la quantità di ossigeno immesso meccanicamente dall’esterno. I respiratori, tanto ricercati perché difficilmente reperibili fino a poche settimane fa, avrebbero anzi peggiorato la situazione già molto grave. Adesso anche gli Stati Uniti abbracciano questa teoria italiana.

Una scoperta rivoluzionaria che va a mischiare nuovamente le carte in gioco. La diagnosi dovrebbe quindi essere fatta analizzando per prima cosa il grado di infiammazione che è stato riscontrato nel paziente. A questo punto la terapia farmacologica da seguire sarebbe quella di somministrare all’organismo quei medicinali indirizzati a prevenire o eliminare l’infiammazione e la formazione di trombi .Si tratta tra l’altro di farmaci che sono abitualmente in uso e che hanno un costo più che abbordabile.

Come per esempio l'eparina, una sostanza anticoagulante che darebbe buoni risultati contro il coronavirus.

Commenti