Cronache

La rivoluzione del Papa ora può contare solo su sei cardinali

Papa Francesco può contare solo sui sei cardinali rimasti nel C9. Arrivano critiche da destra e sinistra, ma Bergoglio prosegue per la sua strada

La rivoluzione del Papa ora può contare solo su sei cardinali

Il C9, il minidirettorio voluto da Papa Francesco per cambiare le cose nei palazzi vaticani e nell'intera Chiesa di Roma, adesso è "spuntato".

Dei nove membri nominati poco dopo l'elezione al soglio di Pietro, infatti, ne sono rimasti solo sei. Il consiglio dei cardinali, in questo momento, è riunito per definire gli ultimi dettagli sulla nuova Costituzione Apostolica, ma deve fare a meno del cardinale Pell, del cardinale Erràzuriz e del cardinal Mosengwo.

Il primo si trova, nonostante sia ancora prefetto della Segreteria per l'Economia, in Australia, dove si sta difendendo da accuse riguardanti abusi e coperture. Il secondo si è fatto da parte dopo la bufera sollevata in Cile. Quella che ha portato alle dimissioni dell'intero episcopato. Sullo sfondo, anche in questo caso, presunti insabbiamenti e voci relative a informazioni sbagliate che sarebbero state consegnate dal porporato sudamericano al pontefice argentino. Poi c'è l'arcivescovo emerito di Kinshasa, che si è allontanato per raggiunti limiti d'età. I "guardiani della rivoluzione", insomma, sono ridotti di numero.

Bergoglio, che non vuole cedere un centimetro sui cambiamenti da adottare, sta per procedere con le sostituzioni. Le novità sulla composizione del C9, di cui abbiamo già avuto modo di parlare, non dovrebbero coinvolgere solo i tre cardinali citati, ma anche alcuni di quelli rimasti per ora al loro posto. Bisognerà attendere l'inizio del nuovo anno.

Il pontefice è attaccato da più parti, da destra e da sinistra, ma il motivo è più o meno lo stesso: non avrebbe dato seguito alla rivoluzione promessa. Le modifiche in seno al C9 potrebbero rappresentare il primo passo di un'accelerazione del processo riformista. Il cardinal Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha parlato di recente di una "lotta" che l'ex arcivescovo di Buenos Aires starebbe combattendo contro la parte "clericale" della Chiesa cattolica.

Il clericalismo, che per l'arcivescovo di Perugia è il vero avversario dei dettami presenti nel Vangelo, si sarebbe costituito in una sorta di resistenza, impegnata nel mantenimento dello status quo. Quella che si sta svolgendo in questi giorni è la ventisettesima riunione del consiglio ristretto di cardinali. I tradizionalisti ritengono che l'assemblea in questione sia inutile e che i nove, ora sei, non abbiano prodotto risultati degni di nota.

I progressisti, dal canto loro, hanno riposto in Bergoglio tutte le loro aspettative: pensavano che il "papa venuto dalla periferia" rivoluzionasse ogni aspetto. Le dichiarazioni rilasciate dal vescovo di Roma riguardo chi può e chi non può far parte della vita consacrata, per citare un esempio, sembrano aver scontentato James Martin, il gesuita pro Lgbt, che ha parlato di "commenti piuttosto confusi".

Jorge Mario Bergoglio, che ha già dimostrato di essere immune alle critiche, prosegue per la sua strada.

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