Roma, due baby-prostitute: "Lo facevamo per avere cose griffate"

Nel racconto che le giovani hanno fatto ai magistrati problemi economici e la voglia di fare tanti soldi e in fretta

Vendevano il proprio corpo per potersi permettere "cose griffate" e cocaina. Dal racconto fatto ai magistrati da due ragazzine, di 14 e 15 anni, emerge un'altra porzione della verità sul giro di prostituzione minorile stroncato a Roma.

Due amiche, neppure sedicenni, hanno descritto alle toghe il loro ingresso nel "giro" e riconosciuto diversi clienti e sfruttatori, raccontato di rapporti sessuali completi di uomini ben consci del fatto che le giovani prostitute erano minorenni.

"Un giorno ci siamo collegate su una bacheca di annunci e incontri per trovare dei lavoretti ed essere indipedenti", si legge nel verbale. Da lì l'incontro con Mirko Ieni, cliente che diventerà poi protettore, e prestazioni per cui le ragazze - che si prostituivano insieme - ricevevano dai 200 ai 300 euro, a seconda delle richieste del clienti. È la più giovane delle ragazze, 14 anni, a raccontarlo, descrivendo giornate fatte anche di più incontri sessuali in 24 ore.

"Siamo ragazze esigenti. Vogliamo macchine, vestiti, cose griffate". E la prostituzione era il modo giusto per ottenere facilmente tanti soldi.

Finché la mamma di Serena, una delle due ragazze ha denunciato tutto.

L'altra madre è attualmente in carcere. La procura l'accusa di avere indotto la figlia a prostituirsi. "Non chiedeva, ma io cercavo di aiutarla", racconta la figlia, perché "ne avevamo bisogno".

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