Sergio Abrignani, immunologo, professore ordinario di Patologia generale all'Università Statale di Milano, direttore dell'Istituto nazionale di genetica molecolare «Romeo ed Enrica Invernizzi» e membro del Cts, non dimentica la pandemia neppure nei pochi giorni di vacanza che si è concesso. E pensa che per gli under 18, il vaccino libero senza prenotazione non sia risolutivo. «I contagi tra i più giovani continuano a crescere visto che, a differenza degli adulti, molti non sono immunizzati - spiega -. E questo deve far capire che il vaccino è indispensabile per tutti. Io lo renderei obbligatorio. Solo così quest' inverno il Covid potrà diventare come un'influenza».
Quindi andrà fatto anche ai più piccoli?
«Certo. I i vaccini sono disegnati principalmente per neonati e bambini».
Molti pensano che il Covid non sia pericoloso per i più giovani.
«Non è così. Nella fascia da 0 a 17 anni ci sono stati circa 30 morti e centinaia di ragazzi sono finiti in terapia intensiva. E poi ci sono altri due buoni motivi per immunizzarli».
Quali?
«Bambini e adolescenti sono il miglior vettore per l'infezione: fanno vita di comunità, si spostano con i mezzi pubblici, fanno sport di gruppo. E siccome in tantissimi casi sono asintomatici, possono diffondere facilmente il virus senza essere individuati».
E lo portano dentro casa.
«Esattamente. Dove vivono oltre 300mila adulti fragili che non rispondono al vaccino e, se contagiati, finiscono in ospedale. Inoltre, più gente si infetta e più aumenta il rischio di far sviluppare pericolose varianti. La Delta è quattro volte più contagiosa del Sars-Cov2 originario. Se vogliamo contenere questo virus dobbiamo vaccinare adolescenti e, a seguire, bambini e neonati».
E rendere la vaccinazione obbligatoria?
«In quindici mesi abbiamo avuto 128mila morti. Sono stati distrutti 10 punti di Pil. E stiamo ancora a discutere? Di fronte a questi numeri non si può invitare a fare il vaccino. Si deve farlo. Nella sanità pubblica esiste una regola aurea per vivere insieme: vaccinarsi».
Ma arriveremo all'immunità di comunità?
«Entro ottobre sarà probabilmente vaccinato il 75/80% della popolazione. Ma ha poco senso ormai parlare di immunità di gregge visto che con la variante delta il 20/25% si infetta anche se vaccinato. L'obiettivo è quello di mitigare il rischio affinché la gente senza anticorpi eviti di entrare in contatto con il virus».
Dunque ci terremo le mascherine ancora per molto tempo?
«L'anno scorso è scomparsa l'influenza e ogni malattia da raffreddamento. Quindi probabilmente, ci terremo le mascherine e, dove è possibile, anche il distanziamento».
In Inghilterra hanno eliminato la quarantena per i vaccinati che si reinfettano. In Italia si sta in isolamento per sette giorni e si deve fare il tampone.
«In Uk il Covid è stato declassato a influenza e può essere una scelta condivisibile. Gli inglesi sono più avanti di noi di un paio di mesi. E i ricoveri in terapia intensiva e i decessi causati dalla Delta tra i vaccinati sono pochissimi».
Ma noi potremmo seguire la stessa strada?
«Quando avremo coperto l'80% della popolazione, anche in Italia il Covid potrà essere guardato come una sorta di influenza».
Quando finirà questa pandemia?
«Diventerà un'endemia, ma solo quando avremo vaccinato anche il resto del mondo».
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