Coronavirus

Sì può riprendere il Covid? Tra Omicron e vaccini, la verità in questi dati

Salgono le reinfezioni: il report dell'Iss svela chi è a rischio

Sì può riprendere il Covid? Tra Omicron e vaccini, la verità in questi dati

Nell'ultima settimana sono aumentate le reinfezioni da Covid-19 che hanno raggiunto la percentuale del 4,1% sul totale dei casi registrati. La settimana precedente la percentuale era invece al 3,5. A rendere noto il dato è stato l'Istituto superiore di sanità nel suo report settimanale. La data dello scorso 6 dicembre è quella da sempre indicata come inizio della diffusione in Italia della variante Omicron. A partire da quel giorno lo studio del rischio di reinfezione ha sottolineato che vi è stato un aumento del rischio relativo aggiustato (RR) di reinfezione, con valori nettamente superiori a 1 in alcuni soggetti. Precisamente in quelli che hanno avuto la prima diagnosi di Covid tra i 90 e i 210 giorni precedenti, in quelli non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni, rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i 120 giorni, nelle donne rispetto agli uomini.

Perché le donne rischiano di più

Per quanto riguarda le donne, il rischio di reinfezione per loro è maggiore in quanto viene in un certo senso collegato al fatto che vi sia una maggiore presenza di donne all’interno degli ambienti scolastici, dove viene effettuata una intensa attività di screening. Inoltre, sono sempre le donne a svolgere più frequentemente la funzione di caregiver in famiglia rispetto agli uomini. Un rischio più alto riguarda anche le fasce di età più giovani, quelle che vanno dai 12 ai 49 anni, rispetto ai soggetti con prima diagnosi che si trovano in una età compresa fra i 50 e i 59 anni, per comportamenti ed esposizioni a maggior rischio rispetto alle fasce di età superiori ai 60 anni, e anche negli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione. Con Omicron il rischio di reinfezione è ben 10 volte maggiore che con la variante delta. Questo è quanto emerso dall'indagine intitolata 'Covid-19 Infection Survey' e condotta dall'Ufficio Nazionale di Statistica (ONS) britannico. Gli esperti hanno studiato le reinfezioni avvenute nel Regno Unito tra Giugno 2020 e 20 marzo 2022. È emerso che da quando la variante Omicron è divenuta dominante, il rischio di reinfezione è stato 10 volte più alto rispetto al periodo in cui era dominante Delta.

C’è da ricordare che l'immunità al SARS-CoV-2, sia quella naturale che quella indotta dai vaccini, cala nel tempo. Omicron si è dimostrata molto più capace di altre varianti di eludere il sistema immunitario. Sarah Crofts dell'ONS ha dichiarato:"Il rischio di reinfezione da omicron è di gran lunga maggiore rispetto alle precedenti varianti, e coloro che non sono vaccinati sono molto più a rischio di essere infettati nuovamente rispetto ai vaccinati". Il tasso di mortalità relativo alla popolazione di età maggiore di 12 anni, nel periodo 11 febbraio 2022-13 marzo 2022, per i non vaccinati (39 decessi per 100mila abitanti) risulta circa 5 cinque volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni (12 decessi per 100mila abitanti) e circa 12 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (3 decessi per 100mila abitanti).

L'efficacia del vaccino su Omicron

L'Iss rileva inoltre che l'efficacia del vaccino nel periodo di dominanza Omicron nel prevenire la diagnosi di infezione da SarsCoV2 è pari al 47% entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, 39% tra i 91 e 120 giorni, e 47% oltre 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, ed è pari al 66% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster. Invece, nel prevenire casi di malattia severa è pari al 73% nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni, 75% nei vaccinati con ciclo completo da 91 e 120 giorni, e 75% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni.

Infine, è pari al 91% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster.

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