Cronache

Torna l'incubo delle zone rosse

Ieri si sono registrati 1.907 positivi su 99.839 tamponi, e tanto è bastato per provocare una certa preoccupazione. L'esecutivo sarebbe pronto "all'attivazione di ulteriori interventi in caso di evoluzione in ulteriore peggioramento"

Torna l'incubo delle zone rosse

Con il numero dei contagi in aumento, anche grazie all'ingente quantità di tamponi naso-faringei effettuati sulla popolazione, c'è chi torna a parlare di zone rosse o quantomeno a chiusure circoscritte per tutelare la salute pubblica. Nella giornata di ieri, venerdì 18 settembre, i nuovi positivi registrati sono stati 1.907 su 99.839 test diagnostici, e tanto è bastato per tornate con la memoria allo scorso primo maggio, quando vennero registrati circa 2mila contagi. Adesso la situazione sanitaria è ben diversa, con i nuovi positivi spesso e volentieri asintomatici e gli ospedali non più al collasso, tuttavia l'Iss (Istituto Superiore di Sanità) torna a dare l'allarme, affermando che al momento ci troviamo di fronte ad un"lento e progressivo peggioramento dell'epidemia di Sars-Cov-2". L'Rt è ormai al di sopra dell'1, pertanto attualmente ci sono "importanti segnali di allerta legati ad un aumento della trasmissione locale". Questo è quanto si legge nel bollettino fornito dall'Iss e riportato dal "Messaggero".

Insomma, dopo Francia, Germania, Spagna e Inghilterra, già alle prese con un impennamento della curva, adesso pare proprio essere arrivato il turno dell'Italia. Torna l'incubo di un nuovo lockdown, almeno circostritto ad alcune zone, ed il governo centrale starebbe addirittura pensando di adottare alcune restrizioni già applicate dagli altri paesi europei, come ad esempio quella dei contatti limitati fra persone. In Inghilterra, ad esempio, non è possibile incontrarsi se si è più di 6 individui, mentre in Francia il limite è alzato a 10.

"Al momento i dati confermano l’opportunità di mantenere le misure di prevenzione e controllo già adottate dalle Regioni/PPAA e essere pronti alla attivazione di ulteriori interventi in caso di evoluzione in ulteriore peggioramento", continua il comunicato pubblicato sul sito del governo. "Si raccomanda alla popolazione di prestare particolare attenzione al rischio di contrarre l’infezione in situazioni di affollamento in cui si osserva un mancato rispetto delle misure raccomandate e durante periodi di permanenza in Paesi o aree con una più alta circolazione virale. In questi casi, si raccomanda di prestare responsabilmente particolare attenzione alle norme comportamentali di prevenzione della trasmissione di SARS-CoV-2, in particolare nei confronti di fasce di popolazione più vulnerabili".

L'esecutivo, dunque, sarebbe pronto ad intervenire tempestivamente, anche se ad oggi viene scartata l'ipotesi di un nuovo lockdown nazionale. Si parla piuttosto, come anticipato in precedenza, di chiusure per zone. Attualmente in Italia ci sono 2397 focolai attivi, con un aumento dell'età media dei contagiati. Se in estate erano soprattutto i giovani a risultare contagiati, adesso il Coronavirus sembra essere tornato ad infettare anche persone più mature. Gli esperti del governo hanno la risposta pronta:"Questo è probabilmente dovuto ad una trasmissione dalla popolazione più giovane a quella più fragile o anziana, soprattutto all’interno della famiglia: questo si riflette in un maggiore impegno dei servizi ospedalieri. Si raccomanda quindi di adottare tutte le opportune precauzioni anche in ambito familiare", li legge infatti nel comunicato.

Mentre da un lato c'è chi cede al panico, dall'altro ci sono tuttavia alcuni scienziati che cercano in ogni modo di riportare alla calma, spiegando con pazienza in quale situazione si trova realmente il nostro Paese. Il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, ha cercato di rassicurare ancora una volta la popolazione, affermando che un lockdown totale non potrà mai più avvenire. "Valutiamo caso per caso, poi non lo chiamerei così ma rinforzo delle misure di contenimento", ha dichiarato al "Messaggero". "Alcune Regioni, al Sud, mi dicono che hanno problemi. Forse perché nei mesi di calo dei casi invece di fare le “formiche” hanno fatto le “cicale”, pochi casi non posso mettere in difficoltà un reparto di terapia intensiva", ha proseguito il medico. "Non guardiamo al lockdown deciso in Israele, è una situazione completamente diversa dalla nostra. Anche in Francia e in Inghilterra stanno inasprendo le misure di contenimento ma non chiudono nulla.

Minacciare chiusure domani non fa ottenere nulla".

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