Il salvabanche non salva Renzi

Gaffe del premier sulla morte del pensionato: "Non possiamo salvare tutti". E intanto la Procura apre un fascicolo per istigazione al suicidio

Il salvabanche non salva Renzi

Regole, trattati, norme, leggi nazionali ed europee che entrano nelle vite degli uomini per presunti beni superiori, come la tenuta dei sistemi e la crescita degli Stati. Poi un uomo si uccide perché di quelle regole si era fidato. Tradito, aveva chiesto spiegazioni. Gli avevano risposto: «È la regola». Viene in mente il discorso che Robert Kennedy pronunciò nel marzo del 1968 ai giovani dell'università dell'Arkansas: «Ricordate ragazzi, il Pil misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani». Ecco, noi oggi, alla luce del suicidio del pensionato e dei drammi delle altre migliaia di piccoli risparmiatori rimasti senza un euro perché il governo ha salvato le banche a cui si erano affidati ma non loro, non possiamo dirci orgogliosi di essere italiani, tanto meno europei.

E non siamo orgogliosi di un primo ministro, Matteo Renzi, che ieri ha detto che ora vedrà il da farsi ma che non si potrà salvare tutti. Al diavolo le regole europee, un premier ha il dovere di provare a salvare tutti, a prescindere dalle loro responsabilità o colpe, al massimo riconducibili a un eccesso di fiducia nei confronti di un sistema bancario disonesto su cui lo Stato, attraverso Bankitalia e Consob, aveva il dovere di vigilare e non lo ha fatto. La vita di questi risparmiatori (altra cosa sarebbe se si fosse trattato di speculatori per i quali il rischio è norma) e delle loro famiglie non vale meno di quella dei clandestini che ogni giorno salviamo in mare con enorme sforzo finanziario nonostante si trovino in evidente situazione di illegalità. Il governo ha deciso di salvare quattro banche, e questo, che piaccia o no a pelle, è cosa giusta perché con il fallimento i guai sarebbero stati ben maggiori per tutti. Ma non si può mettere sul lastrico migliaia di famiglie (e salvare i dirigenti di quegli istituti, tra i quali il padre del ministro Boschi, primi responsabili del crac). È ancora aperta la ferita di un'altra legge tragica, quella della Fornero sulle pensioni, che per salvare l'Inps ha creato dall'oggi al domani oltre centomila esodati, gente senza più stipendio e ancora senza pensione.

E per fortuna che i governi di sinistra sostengono di essere paladini delle fasce più deboli del Paese. C'è da vergognarsi di Renzi. Ferruccio De Bortoli, allora direttore del Corriere, si sbagliò a definirlo suscitando scandalo - un «maleducato di talento». Di talento, oggi sappiamo, non c'è neppure l'ombra.

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