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Salvini porta i leghisti in piazza contro i pm

In pubblico non lo ammetterà mai, perché non è nelle corde del personaggio né della narrazione che gli hanno costruito intorno i suoi comunicatori. Ma Matteo Salvini è ben consapevole che la tornata elettorale ha segnato un deciso passo falso della Lega

Salvini porta i leghisti in piazza contro i pm

In pubblico non lo ammetterà mai, perché non è nelle corde del personaggio né della narrazione che gli hanno costruito intorno i suoi comunicatori. Ma Matteo Salvini è ben consapevole che la tornata elettorale ha segnato un deciso passo falso della Lega che, ammette in privato con i pochi fedelissimi che non lo lasciano un attimo nei suoi appuntamenti in giro per l'Italia, «ha perso molti, troppi voti». I numeri, d'altra parte, sono implacabili. E al netto del fatto che si trattava di elezioni amministrative, la fuoriuscita di consensi è stata copiosa. In alcune Regioni, per esempio in Campania e Puglia, i voti si sono ridotti del 65-75%. Segnali, insomma, inoppugnabili. Che hanno fatto breccia anche nelle certezze del leader della Lega. La consapevolezza, racconta chi ci ha parlato dopo la riunione con i coordinatori regionali del partito che si è tenuta mercoledì alla Camera, è che «adesso serve un cambio di passo». Anche se il difficile resta capire quale.

Per il momento, infatti, l'ex ministro dell'Interno si è limitato a rilanciare la vecchia idea di una segreteria politica che lo affianchi nelle decisioni, perché - ha spiegato - «io sono contento di delegare». La struttura in questione, in verità, il leader la ipotizza a fasi alterne ormai da due anni senza scaldare in alcun modo i cuori della vecchia guardia del Carroccio. A parte quello di Giancarlo Giorgetti, infatti, i nomi che girano per la fantomatica segreteria sono quelli dei soliti fedelissimi. Dall'ex ministro Gian Marco Centinaio alla candidata sconfitta in Toscana Susanna Ceccardi, passando per il vicesegretario della Lega Andrea Crippa, Alberto Bagnai, Edoardo Rixi, Claudio Durigon. Alcuni anche di livello, fanno presente gli scettici, ma «tutti inesorabilmente dei signorsì di Matteo». D'altra parte, sarebbe impensabile trasformare con uno schioccar di dita un movimento one man show come la Lega in un partito complesso dove si confrontano idee e approcci diversi. Basti pensare che, da quando è segretario Salvini, Umberto Bossi non tocca più una palla pur essendo formalmente presidente della Lega. Anzi, per lungo tempo è stato perfino escluso dalle chat dei parlamentari.

D'altra parte, è anche questo approccio individualista e accentratore che paga oggi Salvini. Che oltre alla pessima performance elettorale, a urne chiuse si è sentito subito mettere in discussione dai suoi stessi alleati. Non solo le critiche di chi in Forza Italia non ha mai condiviso il suo cavalcare inopinatamente l'onda populista, ma pure da chi gli era amico. Se la vittoria in Veneto è stata sminuita dal trionfo di Luca Zaia, quella in Liguria è infatti stata svilita dagli affondi pesantissimi di Giovanni Toti. Per non dire delle critiche arrivate da Giorgia Meloni. Tutti a contestare la sua incapacità di essere leader accogliente, il suo giocare sempre in proprio. Biasimi pesanti per chi ambisce a candidarsi a Palazzo Chigi, anche se la corsa dovesse farsi con una legge elettorale proporzionale.

Se davvero vuole arrivare in fondo alle sue ambizioni, insomma, Salvini sarà costretto a fare molto di più che gettare in pasto ai media una segreteria politica che secondo molti nasce già morta. Dovrà, invece, provare a rivedere alcune delle scelte di questi anni, ragionando in una prospettiva di lungo periodo se - come sembra - si voterà nel 2023. A partire dal rapporto con l'Europa e con gli Stati Uniti, due interlocutori essenziali per chi si candida ad essere presidente del Consiglio. Fronti sui quali non basteranno i buon uffici di Giorgetti se non saranno seguiti da scelte politiche conseguenti. Il tempo dirà se Salvini è pronto a rimettersi in discussione. Per il momento il mood del leader della Lega non sembra cambiato se per il 3 ottobre ha «precettato» i parlamentari del Carroccio in Sicilia. Ai deputati l'invito è arrivato nella chat del gruppo dal delegato d'Aula Simona Bordonali.

Per tutti appuntamento a Catania «capitale di libertà», per manifestare a sostegno di Salvini che affronterà l'udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio per sequestro di persona legato alla vicenda della nave Gregoretti.

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