La linea del rigore di Draghi si scontra con la Lega

Quanto davvero potrà durare questo difficile equilibrio tra la linea rigorista del governo - e di larga parte della sua maggioranza - e quella aperturista della Lega è difficile a dirsi.

La linea del rigore di Draghi si scontra con la Lega

Quanto davvero potrà durare questo difficile equilibrio tra la linea rigorista del governo - e di larga parte della sua maggioranza - e quella aperturista della Lega è difficile a dirsi. Molto dipenderà dall'evoluzione della pandemia, dai numeri delle terapie intensive e dall'indice Rt. Perché è chiaro che quello in corso in queste ore è un compromesso che può reggere giorni, magari settimane. Ma che difficilmente può diventare routine quotidiana.

Anche nel giorno in cui a Palazzo Chigi si riunisce la cabina di regia sulle misure anti-Covid, Matteo Salvini non esita infatti a puntare il dito contro l'eccessivo «allarmismo» del governo, contestando sia il «merito» che il «metodo» del nuovo Dpcm, la cui bozza è stata inviata ieri sera alle Regioni. Non lo fa pubblicamente, certo. Ma in privato. Nelle sue interlocuzioni della giornata, infatti, è tranchant. Come lo è il messaggio che il leader della Lega recapita a Roberto Speranza. «Siamo fortemente insoddisfatti da un approccio che è in continuità con il Conte 2. Se va avanti così, non resteremo in silenzio», fa sapere Salvini al ministro della Salute. Non è chiaro se ci sia stato un contatto diretto o solo a livello di entourage, ma alcuni deputati leghisti parlano di una telefonata tra i due. Conversazione nella quale l'ex ministro dell'Interno avrebbe ribadito tutte le sue perplessità, a partire dall'approccio «allarmista» del governo, certificato dalle dichiarazioni «catastrofiste» che continuano ad arrivare dagli esperti del Cts. Che, è la convinzione di Salvini, andrebbe ridisegnato e «bilanciato», inserendo al fianco degli scienziati anche rappresentanti delle categorie produttive.

Il pressing del leader della Lega, però, va a sbattere contro il muro alzato dal governo. Finito il Consiglio dei ministri, a Palazzo Chigi si riuniscono il premier Mario Draghi insieme a Speranza, Mariastella Gelmini (Affari regionali), Daniele Franco (Economia) e, a rappresentare le forze di maggioranza, i ministri Stefano Patuanelli per il M5s, Giancarlo Giorgetti per la Lega, Dario Franceschini per il Pd ed Elena Bonetti per Italia viva. Se in mattinata il Dpcm sembrava essersi arenato e quindi destinato a un rinvio, nel pomeriggio Draghi spinge sull'acceleratore e rompe gli indugi confermando la linea della fermezza. La bozza del Dpcm inviata a sera alle Regioni, infatti, conferma la proroga delle chiusure fino a Pasqua compresa. E non accoglie la richiesta di Salvini di aprire i ristoranti a cena nella zone gialle. «A Roma si può andare a pranzo fuori, ma non a cena... davvero un mistero», dice l'ex vicepremier nel pomeriggio nel tentativo di aprire una breccia. Sul punto, però, a Palazzo Chigi - supportati anche dal niet di Speranza e del Cts - non sentono ragioni. Confortati, pare, anche dai presidenti di Regione, compresi i leghisti Luca Zaia (Veneto) e Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia). Proprio dell'interlocuzione con le Regioni si occupa la Gelmini, che ha incontrato i governatori già due volte (domenica e giovedì scorso) e con i quali ha condiviso il nuovo Dpcm.

Sul fronte ristori, proprio il ministro degli Affari regionali sta spingendo affinché ci sia contestualità tra i risarcimenti e le eventuali misure restrittive imposte dalla pandemia.

Insomma, quello sulle misure anti Covid è davvero un equilibrio labile. E lo è già oggi, che non sono passati neanche dieci giorni da quando il governo Draghi ha avuto la fiducia delle Camere.

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