Cronache

Sardegna, ritrovato il relitto della corazzata "Roma"

Dopo 69 anni i "cacciatori di relitti" hanno ritrovato la grande nave da guerra a 1000 metri di profondità nel Golfo dell'Asinara. Fu colpita da due bombe-razzo lanciate da aerei della Luftwaffe il 9 settembre 1943, dopo l'armistizio

Sardegna, ritrovato il relitto della corazzata "Roma"

Dopo 69 anni la ricerca del relitto della corazzata Roma è finita. I "cacciatori" degli abissi sono riusciti a identificare il luogo dell’affondamento dell’ammiraglia della flotta italiana colata a picco il 9 settembre 1943 dalle bombe lanciate da un aereo tedesco. Le prove fotografiche sono inequivocabili: una parte del relitto è stata identificata nel Golfo dell’Asinara, nel nord della Sardegna, a 1.000 metri di profondità e a circa 16 miglia dalla costa sarda. Sono stati ritrovati 5 pezzi di artiglieria antiarea che erano sul fianco della grande nave da battaglia. La notizia è stata resa nota dalla Marina Militare.

Le prime esclusive immagini del relitto sono state riprese dall’ingegner Guido Gay titolare della società Gaymarine che da molti anni conduce in zona sperimentazioni di innovative apparecchiature di esplorazione subacquea da lui ideate e costruite. Grazie al sofisticato robot subacqueo “Pluto Palla, e ad altri esclusivi strumenti imbarcati a bordo del catamarano Daedalus di proprietà dello stesso ingegnere, il sito è stato individuato e "visitato". Il personale della Marina Militare, imbarcato sul Daedalus su invito dell’ingegner Gay, ha verificato la inequivocabile coerenza delle immagini, riprese per la prima volta il 17 giugno scorso e poi ripetute il 28 giugno, di pezzi di artiglieria contraerea imbarcata sulla Roma.

Così, dopo decenni di inutili ricerche è stato possibile assegnare la corretta posizione a quello che la Marina Militare ritiene uno dei più importanti Sacrari del mare: nell’azione infatti morirono 1352 marinai, insieme al comandante delle forze navali da battaglia della Regia Marina, l’ammiraglio di squadra Carlo Bergamini. Solo 622 furono i sopravvissuti.

La Gaymarine. spiega ancora la nota della Marina militare, è una società specializzata nella progettazione e produzione di veicoli e apparecchiature subacquee ad alta tecnologia ed in particolare dei veicoli denominati Pluto, che sono stati costruiti in centinaia di unità e sono in uso in Italia anche sui cacciamine della Marina e in numerosi paesi esteri.

I dettagli della scoperta verranno presentati a La Maddalena all’inizio della prossima settimana: l’isola è stata per decenni un’importante base navale della Marina (e prima ancora piazzaforte della marina Sabauda) ed ospita la Scuola Sottofficiali intitolata alla medaglia d’oro al valor militare Domenico Bastianini e nella vicina isola di Santo Stefano un cippo, eretto su uno scoglio, ricorda la il tragico affondamento.

La corazzata Roma è stata una delle navi simbolo della Marina Militare, e uno dei relitti più ricercati del Mediterraneo. Era un gigante del mare, il terzo esemplare delle corazzate classe Littorio: 44mila tonnellate, lunga 240 metri e larga 32, velocità massima 30 nodi, 1.920 uomini di equipaggio. Completata nel 1942, era considerata la migliore unità in servizio alla Regia Marina. Era armata con 9 cannoni da 381 mm, 12 cannoni da 152 mm, 12 cannoni antiaerei da 90/50 mm e 4 da 120/40, 20 mitragliere antiaeree da 37/54 mm, 14 mitragliare antiaeree da 20 mm. Ma questo gioiello non fece in tempo a partecipare ad alcuna missione di guerra.

L’8 settembre 1943 viene firmato l’armistizio tra italiani ed Alleati. C’è un clima di incertezza e caos tra i militari. La nave si trova a La Spezia. L’ammiraglio Carlo Bergamini, comandante della squadra navale di La Spezia, viene incaricato in un primo momento dal ministero della Marina di condurre la flotta di guerra contro gli anglo-americani che stanno per sbarcare a Salerno. Successivamente, però, arriva l’ordine di far affondare la Roma e le altre navi. Infine l’ammiraglio riceve l’ordine di raggiungere con la flotta la base navale di La Maddalena per poi consegnarsi agli Alleati. Mentre la flotta (le corazzate Italia, Vittorio Veneto e Roma, tre incrociatori e un gruppo di cacciatorpediniere e torpediniere) si appresta a entrare nelle Bocche di Bonifacio, a Bergamini fu comunicato di raggiungere la vicina La Maddalema perché era stata occupata dai tedeschi, ma di dirigersi a Bona, in Algeria. La flotta era però nel mirino della Luftwaffe che aveva già effettuato attacchi al largo della costa occidentale della Corsica.

Pochi minuti dopo le tre del pomeriggio, mentre si trovano nelle acque del golfo dell’Asinara, le navi vengono attaccate da tre ondate di bombardieri bimotori Dornier 217 K decollati da Istres, vicino a Marsiglia. La Roma è colpita da due nuovissime bombe - razzo  radiocomandante SD-1400, antesignane delle odierne armi intelligenti.

La corazzata, si capovolgere, si spezza in due e affonda negli abissi in una ventina di minuti.

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