Coronavirus

Scarcerazioni e domiciliari per mafiosi, ecco la lista che fa tremare le procure

Ecco alcuni dei nomi dei protagonisti finiti ai domiciliari a causa del Covid-19, una lista che ha scatenato la bufera sul guardasigilli Alfonso Bonafede e causato, al momento, la caduta del capo del Dap Francesco Basentini

Scarcerazioni e domiciliari per mafiosi, ecco la lista che fa tremare le procure

Prosegue per il governo la grana scarcerazioni, una situazione ancora in stallo nonostante le forti polemiche piovute sul ministro della giustizia Alfonso Bonafede, blindato con compattezza dai CinqueStelle. A cadere, per il momento, solo la testa dell'ormai ex capo del Dap Francesco Basentini, che ha svolto la funzione di parafulmine dimettendosi nel tentativo, risultato vano, di placare l'ondata di sdegno seguita nel Paese.

Risultano complessivamente ben 376, tra trafficanti di droga e mafiosi, gli ora ex carcerati trasferiti agli arresti domiciliari per problemi di salute connessi all'elevato rischio di contrarre il Coronavirus dietro le sbarre. Una lunga lista che è andata ad allungarsi parecchio nell'ultimo mese e mezzo: solo per citare alcuni numeri, sono 61 i casi a Palermo, 67 a Napoli, 44 a Roma, 41 a Catanzaro e 38 a Milano.

Il Dap, che non teneva particolarmente a diffondere questi dati, è stato "costretto" a farlo dietro più solleciti da parte della commissione parlamentare antimafia. Il passaggio dalla reclusione in carcere al regime degli arresti domiciliari ha creato un vero e proprio polverone, oltre che un allarme delle varie procure distrettuali antimafia, nelle quali è più volte emersa la volontà di affidarsi invece, stante la necessità di mettere in sicurezza chi avesse conclamati problemi di salute, ai centri medici penitenziari.

Delle strutture, queste ultime, vero e proprio fiore all'occhiello della sanità pubblica, come rimarcato anche da Massimo Giletti nell'oramai celebre puntata di "Non è l'Arena" del 26 aprile in cui incalzava proprio sul tema l'ex capo del Dap Basentini prima delle dimissioni: "Il Dap ha 3 strutture molto conosciute: una è a Parma, una è a Viterbo e una è a Roma. In queste strutture, proprio sotto la gestione del ministero di grazia e giustizia, che sono all'interno del carcere, ci sono fior fior di ospedali", aveva sottolineato il giornalista.

"Il diritto alla salute è sacrosanto, ma i domiciliari sono assolutamente inidonei per soggetti ad alta pericolosità", avevano dichiarato i pubblici ministeri di Palermo nell'occasione dell'udienza relativa ad una delle numerose scarcerazioni di un affiliato alla mafia, come riportato da Dagospia. Il rischio di relazioni e comunicazione con membri dei rispettivi clan di riferimento, infatti, si amplifica ulteriormente. Il che obbliga gli agenti di custodia ad effettuare degli straordinari per tenere sotto controllo un numero così elevato di trasferiti ai domiciliari.

Tra i nomi più celebri figura Antonio Sacco, successore dei Graviano, mandanti delle tristemente celebri stragi di mafia del 1992-1993, coreggente secondo i pm del mandamento di Brancaccio insieme a Lupo e Faraone. Oltre a lui anche Gino Bontempo, ai vertici della "mafia dei pascoli" e Francesco Ventrici, punto diretto di contatto coi narcos sudamericani per l'introduzione di partite di cocaina nel Paese. Ad abbandonare il regime del carcere duro del 41-bis invece sono il boss mafioso Francesco Bonura, il camorrista Pasquale Zagaria e Vincenzo Iannazzo, boss della 'ndrangheta. Nelle scarcerazioni, il numero più rilevante dei membri del gruppo finito ai domiciliari rientra nella categoria "Alta sicurezza 3", nel quale sono compresi gli affiliati alle associazioni criminali più note e i grossi spacciatori.

A portare l'attenzione sui rischi connessi alla scarcerazione in particolar modo di 63 di questi detenuti, sono stati gli stessi direttori delle strutture carcerarie in cui si trovavano rinchiusi. La magistratura, in previsione delle misure anti Covid-19, era stata quindi avvisata per tempo ma il Dap, che già avvisava in data 21 marzo tramite circolare dei nuovi sviluppi, non aveva predisposto il trasferimento presso gli ospedali penitenziari: ecco perchè, in mancanza di altre soluzioni, i giudici si sono visti costretti a scegliere i domiciliari.

Tra gli altri nomi più celebri Ciro Quindici, clan Mazzarella di Napoli, Giosuè Fioretto, cassiere dei Casalesi, Rosalia Di Trapani moglie nonchè consigliera del boss della Cupola Salvatore Lo Piccolo, Nicola Capriati, manager della droga della Sacra Corona Unita e Vito D' Angelo, membro da tempo della nuova Cosa al vertice della quale si trova Matteo Messina Denaro.

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