Politica

Lo scaricabarile del premier a sua insaputa

Capo del governo a sua insaputa

Lo scaricabarile del premier a sua insaputa

Renzi ci tiene a far sapere che non conta nulla. Tutti quelli che temono la sua vocazione a occupare ogni spazio pubblico possono stare tranquilli. Matteo è un poveraccio, un nullatenente del potere, un prestanome, una controfigura, un premier prigioniero del suo cerchio magico e dintorni. Inconsapevole, distratto, marginale, in pratica un presidente del Consiglio e segretario del Pd a sua insaputa. Tanto che ci viene da fare un appello per liberarlo dalla sua prigione e da tutti i cattivi che firmano con il suo nome ogni azione politica. Renzi è un bonaccione. Non è stato lui infatti a siglare un patto con Verdini. Non è lui a blindare la maggioranza a destra per governare fino al 2018. Non è lui l'artefice del Partito della nazione. Queste sono tutte pensate irresponsabili di Luca Lotti, questo maneggione che oscura la trasparenza di Matteo, che non farebbe mai accordi sottobanco per rinnegarli quando gli elettori dichiarano di non apprezzarli. Solo il cartaro Lotti poteva partorire un progetto così lontano dall'anima della sinistra. Renzi l'ha scoperto a urne chiuse. L'unico italiano o quasi all'oscuro del soccorso fiorentino dell'Ala. Anzi, quando Lotti parlava di Ala Matteo rispondeva sempre con lo sguardo un po' confuso, non capendo se si parlasse di una compagnia aerea o di quella di Bernardeschi, esterno della Fiorentina.

Stessa storia per le tasse. La colpa è di Padoan che fa questi terribili conti con il Pil sempre più basso e la ripresa che non arriva. È colpa dei ragionieri di Bruxelles. Fosse per lui regalerebbe ogni giorno 80 euro a tutti, magari con prestiti agevolati di banche amiche degli amici.

Renzi non sa nulla neppure della riforma del Senato e di questo referendum che sembra debba svolgersi ad ottobre. Ne parlano tutti come di un voto fondamentale e per qualche motivo dal suo esito dipende anche il suo destino. Se vince il no, dicono, lui deve lasciare Palazzo Chigi, dove sta tanto comodo e si gioca bene. Questa delle riforme è una fissa di Maria Elena, che ne parla fitto fitto con quel vecchio signore di Napolitano. Quindi al massimo a casa andrà la Boschi, mica lui. E si porta pure Napolitano che sta sempre in mezzo.

Adesso, povero Matteo, lo accusano perfino di epurare i giornalisti scomodi. Ma lui non lavora in Rai. Non si occupa di queste cose. È quel dj di Campo Dall'Orto che smania per cancellare i talk show e trasformare la tv pubblica in una sorta di Mtv.

A Matteo i reality show della politica piacciono tanto e non vede l'ora di partecipare di nuovo alla ruota della fortuna.

Commenti