Coronavirus

Scatta l'allarme tamponi: "Dobbiamo farne di più, ma stanno per finire"

Si teme anche per i reattivi per il laboratorio. L'ombra sui test: "C'è il rischio che non si riescano a fare nemmeno quelli che servono"

Scatta l'allarme tamponi: "Dobbiamo farne di più, ma stanno per finire"

L'allarme tamponi è una questione seria e grave: non solo in Italia aumentano progressivamente le richieste di test diagnostici, ma le aziende che producono gli strumenti per il prelievo stanno per finire le scorte. La concreta possibilità è che il nostro Paese possa non ricevere più il materiale o averne in quantità limitate. Nei giorni scorsi si sono inasprite le posizioni sui test: Luca Zaia vorrebbe fare luce anche sugli asintomatici, mentre l'Istituto superiore di sanità ha spiegato che a incidere realmente ed effettivamente sulla battaglia sono i nostri comportamenti. Ma 81 sindaci della Città metropolitana di Milano - dopo aver parlato con i medici di base - hanno scritto una lettera per denunciare come la realtà dell'epidemia sia più aspra di quella che si delinea dai dati forniti quotidianamente: "Il numero di contagiati, che comprende i molti cittadini a casa con sintomi, che non ricorrono alle cure ospedaliere né vengono sottoposti a tampone, è dunque molto più alto". Da ricordare comunque che Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria dispositivi medici, ha assicurato che già diverse aziende si stanno attrezzando per riconvertirsi e produrre tamponi.

L'allarme tamponi

Dalla Regione Veneto fanno sapere che da una parte "non si trovano i tamponi" e dall'altra neanche "i reattivi per il laboratorio". Ma se i primi si possono reperire magari producendoli, i secondi sono più difficili da trovare: "Le ditte internazionali che ci rifornivano ci hanno fatto sapere che dall'Inghilterra è arrivato un super ordine da 67 milioni di sterline e che per ora non possono darci più di 5mila tamponi al giorno". In tal modo si rischia di non riuscire "a fare nemmeno quelli che servono". Sergio Venturi, commissario dell'Emilia-Romagna per l'emergenza Coronavirus, ha spiegato: "Non si trovano. Una settimana fa avevamo preannunciato un piano contro il virus che prevedeva di estendere i test a domicilio". Successivamente però la pandemia si è allargata: a quel punto gli inglesi "si sono comprati i reagenti, e così lottiamo quotidianamente per piccole forniture". I tamponi adesso bastano a malapena per i sospetti, "coloro che hanno sintomatologia".

Come riportato da La Repubblica, diversa è la posizione di Fausto Baldanti: "Da noi sono stati fatti quelli necessari. Per il momento non abbiamo problemi a reperire il materiale, anche se la produzione mondiale non è infinita. Non ci dimentichiamo che la nostra strategia, che sta dando risultati, è quella di identificare i positivi e i contatti e poi creare le zone rosse".

Il direttore del laboratorio di Pavia e membro della task force della Lombardia ha infine concluso: "Se poi vogliamo fare i tamponi a 60 milioni di italiani, dobbiamo ricordarci che vanno ripetuti ogni 3 giorni, perché nessuno garantisce che chi non è positivo oggi non lo sarà domani".

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