Siamo così abituati alla luce che non la vediamo più: l'illuminazione «a giorno» negli ambienti interni è un fatto acquisito, normale, cui non facciamo più caso. La diamo per scontata, come succede con quelle cose straordinarie diventate quotidiane. Forse è per questo che l'Unesco ha scelto di proclamare il 2015 «Anno internazionale della luce». E probabilmente è per questo che a Euroluce, il Salone dell'illuminazione quest'anno arrivato all'appuntamento numero ventotto, le creazioni presentate somigliano a sculture. Spesso vistose: cascate di cristalli che giocano con le trasparenze, superfici cromate e lucidissime, volumi tondeggianti che rimandano al mondo marino. L'obiettivo, tutt'altro che celato, è brillare. Farsi notare. Le dimensioni diventano imponenti (per festeggiare il 40esimo anniversario Italamp presenta una lampada a sospensione di sei metri, sebbene riadattabili a seconda dell'ambiente), le strutture e le forme giocano con la luce, ma anche con le ombre: ne disegnano di strane sulle pareti intorno e sui pavimenti, e così si prendono anche quello spazio che non occupano, segnano una presenza che va al di là dei volumi.
Succede, a esempio, con «Crowns», creazioni a sospensione realizzate dallo studio Marco Piva per Italamps. Definirle semplicemente «lampade» è riduttivo, suona quasi ridicolo: il postulato di fondo è che, se illuminare è normale, per lasciare il segno occorre qualcosa di più. E allora si tenta di creare delle opere d'arte. Non è un caso se nei 38mila metri quadrati destinati a 475 espositori molti sono quelli che si sono rivolti a grandi firme dell'architettura e del design. Zaha Hadid ha realizzato per Slamp due lampade a sospensione «Aria» e «Avia» , Massimiliano e Doriana Fuksas per la stessa azienda hanno creato «Chantal» e «Charlotte», due linee (pensate per l'ufficio e per la casa) ispirate al rincorrersi delle onde. I richiami al mondo della natura sono presenti a Euroluce come in tutto il Salone del Mobile 2015, suggestioni acquatiche si trovano anche in una delle novità presentate da Foscarini: si chiama «Kurage», che in giapponese vuole dire «medusa», una lampada minimale, con quattro gambe sottili in legno e una sommità rotonda in carta washi, materiale estremamente delicato, che pochissimi al mondo sanno lavorare.
La massima espressione della lampada che si fa architettura luminosa si trova nell'edizione sferica, in cristallo, del lampadario «Poliedri» di Venini, maison storica della lavorazione artigianale del vetro: il diametro misura due metri, l'effetto è di una luminosità sconfinata. Lo guardi e lo immagini dentro un museo, più che in una casa. Insomma, se non sono sculture queste, che cosa lo è?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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