Coronavirus

"Le scuole sono luoghi sicuri". L'appello per riaprirle subito

L'appello per riaprire le scuole di Plinio Agostoni, presidente della Fondazione don Giovanni Brandolese

"Le scuole sono luoghi sicuri". L'appello per riaprirle subito

Siamo in emergenza. E quella sanitaria è una delle tante. Un’emergenza che ogni giorno milioni di famiglie in Italia si trovano ad affrontare è quella educativa. I genitori dei bambini delle scuole elementari ogni sera vanno a dormire tirando un sospiro di sollievo perché per un altro giorno la scuola è rimasta aperta. Mentre gli altri, i genitori dei ragazzi più grandi, quelli condannati alla didattica a distanza, ogni sera vivono l’apprensione per quei figli privati del bene più grande per un ragazzo: la scuola, il confronto, la vita sociale.

Perché se al primo lockdown siamo tutti sopravvissuti, con questo secondo lockdown dovremo presto fare i conti. La chiusura delle scuole ha portato al soffocamento del rapporto della classe, all’annientamento del contatto personale e a una limitazione nell’apprendimento. La didattica a distanza deprime l’aspetto comportamentale e psicologico dei ragazzi. Oltre al fatto che sta creando discriminazioni sempre più profonde aumentando le diseguaglianze. Non tutti hanno spazi e le strumentazioni adeguate per seguire lezioni da casa.

Le scuole sono luoghi sicuri. Hanno speso tempo e soldi per riorganizzare gli spazi e studiare protocolli adeguati nel rispetto delle indicazioni per limitare il rischio di contagio da Coronavirus. E ancora di più lo hanno fatto le scuole paritarie del nostro territorio che hanno dovuto fare tutto da soli. Gli Istituti hanno passato l’estate rincorrendo il Miur. Non si sono dati per vinti e sono riusciti ad inaugurare l’anno scolastico in sicurezza. Eppure non è bastato. Tanto sforzo non è valso a nulla. Quando basta entrare in una qualsiasi classe di ogni ordine e grado per capire che i ragazzi a scuola sanno rispettare le regole.

E se il tema sono i trasporti, anche su questo la riflessione deve essere più ampia a profonda. Le regole uguali per tutti non sono valide in questo territorio. Il territorio nazionale è molto variegato. Ci sono aree come la nostra, nel lecchese, dove i ragazzi si muovono per lo più con mezzi privati e dove i trasporti non sono mai stati congestionati.

E allora non condanniamo i nostri figli e i nostri nipoti alla paura, all’isolamento, alla segregazione. Lo dicono in tanti, anche più autorevoli di me. Lo ha detto qualche giorno fa anche Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico parlando della “sindrome della capanna”. Abituiamoli a reagire, al rispetto delle regole per un futuro più grande. Alla ricerca di qualcosa di vero e concreto che non può fiorire nella solitudine di una camera o arroccati dietro uno schermo arido e freddo.

Riapriamo le scuole.

Subito.

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