Se i radical chic ora si lamentano della Milano che hanno creato

Contrordine, compagni. E ci sarebbe da drizzare le antenne se non fosse che ormai da quelle parti, e con Elly Schlein al timone, il dietrofront nel naufragio collettivo è ormai pratica quotidiana

Se i radical chic ora si lamentano della Milano che hanno creato
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Contrordine, compagni. E ci sarebbe da drizzare le antenne se non fosse che ormai da quelle parti, e con Elly Schlein al timone, il dietrofront nel naufragio collettivo è ormai pratica quotidiana. Questa volta l'abiura riguarda Milano, che non è più la vetrina scintillante di quella sinistra dei salotti (e non certo delle periferie) che aveva trasformato un ex manager di multinazionali come il sindaco Giuseppe Sala in vate delle magnifiche sorti e progressive di una città che prometteva di eliminare inquinamento e ingiustizie sociali. Anche accogliendo chiunque, magari in arrivo dall'Africa, bussasse alle porte. Non è andata così e ad accorgersene con un impeccabile commento sul Corriere della sera in edicola ieri è addirittura Beppe Severgnini. Che arriva a descrivere l'ex mecca del progressismo come una città che «rischia di diventare un ritrovo per trentenni single altospendenti. Non va bene: le città hanno bisogno di tutti». Benvenuti a bordo della nave del buonsenso, di chi ha sempre saputo che la realtà avrebbe avuto ragione delle truffe smerciate da una sinistra ormai senza più contenuti e idee, in grado solo di tentare giochi delle tre carte. Perché ci voleva poco a capire che una città amministrata solo per chi può permettersi il lusso (e oggi è un gran lusso) di vivere in centro, non avrebbe potuto reggere all'urto del quotidiano. Che le piste ciclabili sono un belletto per tenere buoni gli ambientalisti, ma stanno invece provocando un numero mai visto di incidenti nei quali sono sempre più spesso i ciclisti a lasciarci la vita. Che non si possono sostituire con generiche visioni ecologiste le grandi rivoluzioni urbanistiche portate da un sindaco come Gabriele Albertini o quell'Expo conquistata da Letizia Moratti che ha cambiato l'immagine di Milano nel mondo. E, del resto, non è un mistero che siano molti i mondi economici e imprenditoriali che cominciano a mal sopportare la fiacchezza di questa fase dell'amministrazione Sala, impantanata nelle troppe promesse impossibili da mantenere e i troppi veti di un centrosinistra diviso, rissoso e allo stesso tempo mai così arrogante. A spese dei milanesi, divorati dai prezzi delle case volati alle stelle, dall'inflazione e dai prezzi saliti ben al di là delle cifre ufficiali e da una delinquenza ormai dilagante da cui si salva solo chi abita nei quartieri dei ricchi.

Quelli nei quali vive chi ieri ha scoperto che Milano è destinata ai trentenni single e altospendenti, ma anche quella sinistra che, senza mai avere visto una periferia (e oggi anche un quartiere semi centrale), l'ha ridotta così. E non c'è molto tempo se vogliamo salvarla.

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