Economia

Se l'ipocrisia rossa frena pure gli appalti

Se l'ipocrisia rossa frena pure gli appalti

Sentite questa storia perché ha dell'incredibile su come trattiamo la nostra industria. La settimana scorsa le Tribune titola: Armamento, nuovo schiaffo alla Francia dall'Egitto. In poche parole, dopo decenni di appalti vinti dalle industrie francesi, l'Italia ha conquistato al Cairo due gare davvero importanti. Qualche mese fa ha piazzato con la vecchia Finmeccanica (oggi ahinoi si chiama Leonardo) un miliardo di elicotteri. E in queste ore si sta discutendo un contratto da più di un miliardo per fornire alla loro marina due fregate Fremm costruire da Fincantieri. Su queste navi, che verranno sottratte e poi ricostruite per la nostra marina, interverranno poi le dotazioni di armamenti sempre ad opera del gruppo Finmeccanica. Una bella botta per i francesi. Due miliardi in lavori per due eccellenze italiane che sconfiggono sul campo la concorrenza transalpina. E proprio nel momento in cui Macron pensa di giocare un ruolo geopolitico importante in quell'area geografica. E nel mezzo di un'assurda battaglia legale che si sta conducendo in Europa contro la nostra Fincantieri che si è permessa di comprare i cantieri Stx dai coreani, e che oggi viene messa sul banco degli imputati per posizione dominante. Ma questo è un altro discorso.

Non si tratta di una partita di calcio, ma di quel complicato mercato degli armamenti, in cui la vittoria di un appalto da parte di un'azienda italiana vuol dire mantenere una filiera piuttosto lunga in un'industria dove meccanica e ricerca sono fondamentali. Tra l'altro questo è un settore dove non ci si improvvisa: non si va a vendere con la valigetta e il progetto esecutivo. Si deve sottostare a millimetriche normative nazionali, per non fornire armi a Stati che sono considerati canaglia anche attraverso complicate triangolazioni. Ebbene invece di gioire e ringraziare l'opera riservata che starebbe compiendo il nostro presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il suo consigliere militare, qua rischiamo di gettare tutto a mare. L'esecutivo sarebbe infatti diviso. L'idea, che Repubblica ieri ha rilanciato, è che non si possa fare affari con il Paese che «nasconde la verità su Giulio Regeni».

Mettere insieme le due storie è una roba da pazzi, ma vedrete che la campagna proseguirà. Siamo degli specialisti nel farci del male. Abbiamo perso un contratto favoloso in India e arrestato (e poi totalmente assolto) l'allora presidente della Finmecanica-Agusta per tangenti che nessuno ha mai provato. Abbiamo massacrato Eni e Saipem per presunte tangenti in Nigeria. E oggi discutiamo sull'opportunità di vendere due fregate all'Egitto, scalzando la concorrenza francese.

Viviamo in un brutto sogno, che purtroppo passo dopo passo diventa realtà, sulle macerie di un Paese che si sta deindustrializzando.

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