C'è stato il caso della paziente morta in un ambulatorio privato di Barletta per un farmaco acquistato su eBay e poi i primari finiti in galera a Firenze e Napoli , oltre agli scandali e alle inchieste sui Pronto Soccorso romani.
Questo, per citare solo i fatti di cronaca degli ultimi giorni che parlano di malasanità.
Il giornalista Giuliano Crisalli ne colleziona tanti altri e li racconta con l'esasperata indignazione di chi dice «Basta!».
Il suo ultimo libro, «Sanità precaria. Viaggio all'interno di un sistema che ha perso l'anima» (DEd'A ed.), è stato presentato in questi giorni a Roma dal presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio Bruno Tucci e dalla giornalista Rai Paola Ferrari .
«Ho cominciato a leggere attentamente le denunce dei giornali - racconta Crisalli- e mi è venuta l'idea di prendere appunti. Alla fine ho riempito un blocco ed una busta di ritagli. Una metà li ho tralasciati, troppo angoscianti e alla fine è venuto fuori un libro».
Sono fotografie, senza bisogno di analisi, flash che colpiscono la coscienza e richiamano all'impegno. Episodi della quotidianità di ospedali, tribunali e contesti familiari, riportati da tv e quotidiani per poi scomparire, nel giro di un giorno o poco più,senza lasciare traccia .
Rappresentano le tessere di un mosaico che, da nord a sud, denuncia la precarietà del sistema sanitario italiano e il cambiamento, più umano che professionale, della figura stessa del medico.
Dal libro, che ha la prefazione di Giulio Anselmi, emerge una sanità riconosciuta nel complesso una delle migliori del mondo, eppure con realtà di degrado terzomondista.
Crisalli è un giornalista di lunga esperienza, esperto in sanità, profondo conoscitore della categoria dei medici: sa dove guardare e sa come raccontare.
Inviato speciale per oltre venti anni de "Il Secolo XIX", a lungo titolare di una rubrica medica su "Il Messaggero" di Roma, per 18 anni alla direzione di "Medico d'Italia" e tuttora alla guida del diffusissimo "Giornale della previdenza dei medici e degli odontoiatri", l'autore punta il dito contro sprechi, inefficienze, corruzione, addirittura infiltrazioni mafiose e camorristiche, specie nella gestione degli appalti. Ma anche contro gli errori sanitari, dalle dimenticanze di garze o strumenti nelle viscere di pazienti operati a quelli diagnostici, dalle lunghe attese nel Pronto Soccorso ai referti in ritardo.
«Anche qui- scrive Giulio Anselmi, nella prefazione- come in altre parti della vita italiana, per le disfunzioni si ricorre alla supplenza giudiziaria: ogni giorno trenta medici compaiono in tribunale».
Ma il quadro di Crisalli non è solo negativo e non cade nella tentazione di dare colpe dirette per la situazione attuale.
«Le responsabilità - spiega l'autore- sono divise tra tutti i soggetti coinvolti. La politica che dovrebbe gestire meglio i fondi a disposizione; una parte di medici che hanno perso il contatto con i malati; i pazienti che troppo spesso si rivolgono al Pronto Soccorso anche per un mal di testa. Un tempo c'erano meno ricoveri e più medici».
Tucci e la Ferrari alla presentazione romana parlano della forza di testimonianza del libro, del suo voler smovere le coscienze e raccontare in particolare la «solitudine» del malato di fronte ad un medico iperspecialista, che difficilmente gli parla e instraura troppo spesso un rapporto freddo e distante. Un medico ben diverso da quello condotto di una volta, che era quasi un confessore .
Alla fine del libro, che è il suo terzo dopo «Eolo Parodi, vita da medico» del 2007 e «Achtung bambini» del 2008, Crisalli scrive una sola parola: «Continua...».
Perchè, assicura, non ha alcuna intenzione di smettere di raccontare storie così dolorose e imbarazzanti, che troppo spesso finiscono col non avere le giuste conseguenze.
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