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Se il sindacalista chiede il pizzo all'imprenditore

Limitiamoci a sottolineare il continuo imbarbarimento del sindacato, di qualsiasi sigla esso sia, avviato all'estinzione di cui non ci rammaricheremo

Se il sindacalista chiede il pizzo all'imprenditore

L'unico merito universalmente riconosciuto a Matteo Renzi è quello di aver ridimensionato i sindacati. Perfino il mitico (si fa per dire) Landini è stato oscurato; di lui non si sente parlare, è piombato nei recessi dell'informazione, in televisione - dove dominava grazie alla voce tonante - non si vede più. Scomparso, forse sconfitto, speriamo. Il presidente del Consiglio ragazzino è riuscito a silenziare i tribuni del popolazzo e almeno di questo dobbiamo essergli grati.Ma il declino del sindacato (la sua caduta nel fango) si è registrato ieri in modo clamoroso a Napoli. Udite. Uno dei locali rappresentanti dei lavoratori è stato addirittura arrestato per un reato infamante. Si tratta di un capoccia della Uil (estrazione socialista), settore parcheggi, accusato di aver estorto denaro - il pizzo - a un imprenditore, promettendogli, in cambio di 2500 euro, di stroncare sul nascere uno sciopero che lo avrebbe danneggiato.Sennonché il pasticcio è stato scoperto dalle forze dell'ordine, che hanno provveduto ad ammanettare il birbante. Un brutto episodio che la dice lunga sulla deriva sindacale in atto negli ultimi tempi, da quando, cioè, l'attività delle confederazioni si è rivelata inutile o addirittura dannosa per i dipendenti pubblici e privati. Recentemente, si è verificato che alcuni (parecchi) dirigenti della Cisl si concedevano stipendi lauti per tutelare gli iscritti, la qual cosa ha suscitato scandalo: i compensi erano davvero esagerati, centinaia di migliaia di euro l'anno.Lo scandalo è stato silenziato per carità di patria. Ma la reputazione dell'organizzazione ha subito un duro colpo, tant'è che la Cisl attualmente conta come il due di picche, e la segretaria generale della medesima non ha alcuna credibilità. Ora, anche sulla Uil cala un'ombra di sospetto. Il nome del manigoldo che ha ciurlato nel manico per intascare illegittimamente dei quattrini, sborsati da un imprenditore partenopeo terrorizzato all'ipotesi di uno sciopero, non è stato divulgato. Ma è ovvio che verrà alla luce. Rimane il fatto disgustoso di cui il mariuolo si è reso protagonista, diffamando l'intera Uil, ormai equiparata, almeno nella presente circostanza, a una banda camorristica, specialista nell'arte di farsi pagare per non disturbare il manovratore.Il gestore dei parcheggi in questione si era aggiudicato nel 2014 la concessione ad esercitare il proprio mestiere, e a distanza di poco tempo egli si è trovato ad affrontare una vertenza complicata, della quale vi risparmiamo i dettagli. Per risolvere la grana costui ha dovuto incontrare il sindacalista senza scrupoli, e per non soccombere alle sue illegali richieste lo ha denunciato. L'estorsore è stato colto in flagranza di reato dalla Guardia di Finanza ed è stato rinchiuso in carcere. Ovviamente si dovrà attendere il processo per comprendere nei particolari l'accaduto. Per adesso limitiamoci a sottolineare il continuo imbarbarimento del sindacato, di qualsiasi sigla esso sia, avviato all'estinzione di cui non ci rammaricheremo.

Anche per i lavoratori vale il proverbio: chi fa da sé fa per tre.

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