Si decide il destino dei confini Un giudice può farci "invadere"

Il Tar di Palermo oggi doveva esprimersi in merito il fermo amministrativo della nave Sea Watch 4, tutto però è stato rinviato al prossimo 23 febbraio: si aspetta infatti il parere della Corte di Giustizia Europea

Si decide il destino dei confini Un giudice può farci "invadere"

Dopo gli sbarchi di inizio anno e dopo le notizie circa la costruzione di nuove navi per gli attivisti che potrebbero essere pronte già in primavera, oggi presso il Tar di Palermo era attesa una sentenza sul fermo amministrativo riguardante il via libera per la Sea Watch 4.

Quest'ultima è la nave dell'Ong tedesca Sea Watch, reclutata nella flotta degli attivisti lo scorso anno e ferma per un sequestro amministrativo all'interno del porto di Palermo. Il mezzo è ancorato nel capoluogo siciliano dallo scorso 20 settembre, giorno in cui i controlli della Guardia Costiera hanno rintracciato alcune irregolarità.

La partita giudiziaria tuttavia andrà avanti a dncora per diversi mesi. Così come sottolineato dagli stessi attivisti di Sea Watch su Twitter, i giudici palermitani hanno rinviato tutto al prossimo 23 febbraio: "L'udienza sulle misure che impediscono alle navi di SeaWatch di salvare vite - si legge - è rinviata al 23 febbraio in attesa di sapere quale procedura verrà adottata dalla Corte di Giustizia UE".

Una svolta era arrivata il 23 dicembre, quando i giudici amministrativi avevano rimesso il caso per l'appunto alla Corte Europea: “La terza sezione del Tar Sicilia di Palermo – si leggeva nella decisione del mese scorso riportata dall'agenzia AdnKronos – decidendo sui ricorsi della Ong Sea Watch contro i provvedimenti di fermo delle due navi dell'organizzazione, Sea Watch 3 e 4, disposti da parte delle Capitanerie di Porto siciliane, ha disposto la rimessione alla Corte di Giustizia dell'Unione europea ai sensi dell'art. 267 Tfue”.

Questo perché il Tar voleva chiarire una volta e per tutte la questione relativa al potere di controllo che hanno gli Stati di approdo su navi battenti bandiera di Stati terzi. La Sea Watch 4 batte infatti bandiera tedesca, così come la Sea Watch 3, nave “gemella” che nel giugno del 2019 era capitanata da Carola Rackete quando l'equipaggio ha deciso di forzare il blocco davanti le acque di Lampedusa speronando una motovedetta della Guardia di Finanza. Anche la Sea Watch 3 è stata oggetto di fermo amministrativo nei mesi scorsi, attualmente si trova nel porto spagnolo di Burriana.

L'orientamento dei giudici amministrativi di Palermo, come sottolineato da Fausto Biloslavo su ilGiornale, è apparso comunque chiaro sin dall'inizio. Con il rinvio alla Corte Europea, si era infatti stabilita la sospensione dei provvedimenti di fermo verso la Sea Watch 4, “avendo ritenuto, allo stato, la mancanza di un danno grave e irreparabile - si leggeva ancora nel documento del Tar del 23 dicembre – solo in quanto con l'ordinanza di rimessione è stata richiesta alla Corte l'ammissione al procedimento accelerato di cui all'art. 105 del Regolamento di procedura, che consentirebbe la conclusione del procedimento in circa un paio di mesi, con rinvio alla successiva camera di consiglio del 26 gennaio 2021”.

Il verdetto atteso a questo punto per il

prossimo mese, come ha dichiarato una qualificata fonte sempre al giornalista Fausto Biloslavo, potrebbe rappresentare un vero e proprio via libera per le attività non solo della Sea Watch ma anche di tutte le altre Ong.

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