Sequestro navi Sea Watch, il caso è stato rimesso alla corte dell'Ue

Il Tar di Palermo ha chiamato in causa la Corte europea del Lussemburgo per stabilire le competenze dello Stato di approdo sulle navi battenti bandiera di uno Stato terzo

Sequestro navi Sea Watch, il caso è stato rimesso alla corte dell'Ue

Da Palermo al Lussemburgo. Il Tar del capoluogo siciliano, con due ordinanze gemelle emesse nelle scorse ore, ha deciso di rimettere la questione relativo ai sequestri della Sea Watch 3 e della Sea Watch 4 alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea.

I casi riguardano i ricorsi dell'Ong tedesca Sea Watch, la quale nei mesi scorsi si è vista sequestrata le sue due navi utilizzate per le missioni dinnanzi le coste libiche: “La terza sezione del Tar Sicilia di Palermo – si legge in un'agenzia di AdnKronos – decidendo sui ricorsi della Ong Sea Watch contro i provvedimenti di fermo delle due navi dell'organizzazione, Sea Watch 3 e 4, disposti da parte delle Capitanerie di Porto siciliane, ha disposto la rimessione alla Corte di Giustizia dell'Unione europea ai sensi dell'art. 267 Tfue”.

I giudici amministrativi palermitani hanno attuato questa decisione per far stabilire in sede comunitaria il potere di controllo degli Stati di approdo sulle navi battenti bandiera di Stati terzi. È il caso infatti proprio delle due imbarcazioni della Sea Watch: entrambe sono battenti bandiera tedesca, dal Tar di Palermo si vuole adesso far accertare il potere di controllo dell'Italia su di esse.

Il tutto, si legge nel documento delle due ordinanze emesse oggi, ai sensi della direttiva 2009/16/Ce, la quale per l'appunto disciplina il potere di controllo dello Stato di approdo su navi battenti bandiera di Stati terzi.

Una questione giudiziaria, che potrebbe diventare anche politica. Più volte infatti si è discusso circa le rispettive che hanno gli Stati di bandiera e gli Stati di primo approdo sulle navi delle Ong che durante l'anno operano nei tratti di mare attraversati dai barconi salpati dalla Libia.

Con le ordinanze odierne inoltre, il Tar ha disposto la sospensione cautelare dei provvedimenti di fermo impugnati. Questo perché, come si legge ancora sull'AdnKronos, “avendo ritenuto, allo stato, la mancanza di un danno grave e irreparabile solo in quanto con l'ordinanza di rimessione è stata richiesta alla Corte l'ammissione al procedimento accelerato di cui all'art. 105 del Regolamento di procedura, che consentirebbe la conclusione del procedimento in circa un paio di mesi, con rinvio alla successiva camera di consiglio del 26 gennaio 2021”.

Attualmente al Sea Watch 4 si trova ancorata all'interno del porto palermitano, dopo il fermo amministrativo emanato lo scorso 20 settembre. La Sea Watch 3 invece si trova nel porto spagnolo di Burriana, dopo che questa estate per diverse settimane è stata ferma all'interno del porto di Porto Empedocle.

L'ong tedesca più volte ha accusato il governo italiano di voler

fermare sia le proprie attività, che quelle delle altre Ong. La questione relativa alla loro sorte e, soprattutto, sui poteri di uno Stato di approdo sulla nave battente bandiera di uno Stato terzo verrà decisa in sede europea.

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