Senza un'inchiesta Draghi è costretto a tenere Speranza

Sottotraccia e ormai da qualche settimana, nella maggioranza va prendendo lentamente forma un vero e proprio "caso Speranza"

Senza un'inchiesta Draghi è costretto a tenere Speranza

Sottotraccia e ormai da qualche settimana, nella maggioranza va prendendo lentamente forma un vero e proprio «caso Speranza». Il ministro della Salute, solo qualche giorno fa, è stato puntellato pubblicamente proprio da Mario Draghi, che ha detto non solo di averlo scelto lui, ma anche di averne «molta stima». È del tutto evidente, però, che - al di là delle dichiarazioni pubbliche - quello che all'inizio era solo un rumore di fondo, con il passare dei giorni sta diventando una questione politica di difficile gestione. Per due ragioni su tutte: la prima è che le piazze di questi giorni, al netto dei sempre deprecabili episodi violenti, hanno messo nero su bianco come il titolare della Salute sia considerato da un pezzo consistente di opinione pubblica uno dei principali responsabili delle scelte sbagliate di quest'ultimo anno sul fronte della pandemia. Sia per il ritardo nella chiusura dei comuni di Nembro e Alzano, che per una campagna vaccinale che non ha subito puntato al criterio dell'anzianità, favorendo l'ingresso nelle liste di quelli che proprio Draghi ha bollato come furbetti. La seconda ragione è l'apertura di un fronte giudiziario che al momento sta lambendo l'ex commissario straordinario all'emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, fedelissimo di Speranza, e che è arrivato a toccare Ranieri Guerra, esperto italiano dell'Oms. Se le inchieste dovessero allargarsi e arrivare a coinvolgere anche il ministero della Salute, il contraccolpo rischierebbe di essere difficilmente sostenibile.

Così, passati due mesi esatti dall'insediamento del governo, non è affatto escluso che l'ex banchiere centrale si sia pentito di non aver provveduto a un cambio di casella anche al ministero della Salute, come peraltro ha fatto con tutta la filiera che ha gestito la pandemia durante il Conte 2 (non solo con Arcuri, ma anche con il Cts). Ieri, il quotidiano Il Messaggero è persino arrivato a ipotizzare che il premier stia pensando di rimuovere Speranza, magari promuovendolo con un posto all'Oms. Uno scenario che a Palazzo Chigi smentiscono, ribadendo che la linea di Draghi resta quella della conferenza stampa di giovedì scorso, quando - appunto - ha preso le difese del ministro. Concetto sul quale tornerà quasi certamente oggi, visto che dopo il Consiglio dei ministri - in programma alle 11.30 di mattina - pare che il premier sia intenzionato a fare una nuova conferenza stampa.

Il problema, però, esiste. E non è di facile soluzione. Un cambio della guardia dopo soli due mesi di governo rischierebbe infatti di passare più come l'ammissione di un errore che come un gesto di forza. Senza considerare il gigantesco problema politico. Speranza è infatti l'unico - e l'ultimo - esponente di Leu nell'esecutivo. Sostenuto da Pier Luigi Bersani, che proprio qualche giorno fa è andato a perorare la sua causa con Draghi a Palazzo Chigi, e dall'inossidabile Massimo D'Alema. Ma ha l'appoggio anche del Pd. Non tanto perché nei dem non ci siano dubbi sulla gestione della pandemia da parte del ministro della Salute, quanto perché un addio di Speranza sarebbe un gigantesco regalo a Matteo Salvini, che da mesi martella contro il ministro che «vede solo rosso». Per Enrico Letta, che ha inaugurato la sua segreteria proprio muovendosi in antitesi con il leader della Lega, non sarebbe un passaggio facilmente digeribile. Di contro, certo, ne guadagnerebbe il confronto con i governatori in una Conferenza Stato-Regioni ormai a trazione centrodestra e dove, ad oggi, solo il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini riesce a tenere in piedi un dialogo mai troppo facile con i governatori.

Intanto, forse a certificare un clima che va mutando, da ieri proprio il rigorista Speranza ha iniziato a mostrarsi più sensibile verso le ipotesi di allentamento delle restrizioni.

Al punto dal non opporsi neanche al via libera per la riapertura degli stadi al 20% della capienza in occasione degli Europei. La cui partita inaugurale si giocherà all'Olimpico di Roma davanti a 20mila spettatori. «Un evento simbolico per dare un messaggio di fiducia al Paese», spiega uno Speranza decisamente più aperturista del solito.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica