Seppellì viva la compagna incinta, nessun risarcimento alla famiglia

Omicidio Jennifer Zacconi, il giudici della Corte d'Appello di Roma negano il risarcimento di 80mila euro ai familiari della vittima

Seppellì viva la compagna incinta, nessun risarcimento alla famiglia

Il suo amante la massacrò di botte mentre era incinta al nono mese di gravidanza e poi, la seppellì viva in una buca. Ma per i giudici della Corte d'Appello di Roma, prima sezione civile, non spetta alcun risarcimento ai parenti di Jennifer Zacconi, la 22enne ammazzata barbaramente dal compagno Lucio Niero nel 2006.

La decisione dei giudici, pronunciata nella tarda mattinata di lunedì 3 febbraio 2020 all'interno delle aule del tribunale di Roma, è chiara e inoppugnabile: nessuna rifusione economica per la famiglia della vittima. Così Giusseppe Giannone e Anna Maria Giannone, rispettivamente il nonno e la mamma di Jennifer, hanno dovuto ingoiare l'ennesimo boccone amore a distanza di anni dalla tragedia. Non sarà emesso in loro favore l'indennizzo di 80mila euro previsto dalla direttiva europea 2004 per le vittime di reati violenti commessi negli Stati dell'Unione. La pronuncia di quest'oggi ribalta la setenza espressa in primo grado dal giudice civile di Roma che l'11 novembre 2013 aveva condannato la Presidenza del Consiglio all'esborso del risarcimento.

I fatti risalgono al 30 aprile 2006, ad Olmo di Martellago, in provincia di Venezia. La sera del 22, Jennifer Zacconi incontra il suo amante, Lucio Niero, 45 anni di Noale, sposato e padre di due figli, dal quale aspetta un bimbo. La 22enne è già al nono mese di gravidanza quando si consuma l'efferato delitto. I due litigano animatamente, tanto che, nel giro di pochi concitati minuti, scoppia una violenta colluttazione che culminerà con la morte della giovane. Il 45enne aggredisce la compagna incinta, infliggendole pugni e calci al corpo con brutalità disumana. Tramortita dai colpi ma ancora in vita, Jennifer viene seppellita in una buca a Maerne di Martellago. "Deceduta per asfissia", rivelerà qualche giorno dopo l'esito degli esami autoptici eseguiti sul corpo della vittima. Anche il piccolo Hevan, il bimbo che portava in grembo, non verrà mai la luce. Lucio Niero viene condannato nel 2008 a trent'anni di carcere con l'accusa di omicidio aggravato.

Un caso molto controverso che, nel corso degli anni, non ha mancato colpi di scena eclatanti. Nell'aprile del 2017, ha fatto molto discutere il permesso premio concesso al 45enne di Noale, in uscita libera dal carcere Scaligero di Montorio per circa 15 ore.

Il decreto, a firma del magistrato di sorveglianza Isabella Cesari e vistato dal procuratore aggiunto Angela Barbaglio, aveva consentito al condannato di trascorrere una domenica in compagnia della sorella a Castelfranco. Quest'oggi, la sentenza dei giudici della prima corte d'Appello di Roma che nega la possibilità dell'indennizzo di 80mila euro ai familiari della giovane Jennifer. Senza possibilità di rivalsa.

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