Cronache

Sequestrate 60 milioni di mascherine pericolose della commessa di Arcuri

Fanno parte del residuo di forniture ereditato dalla precedente gestione della struttura per l'emergenza: in alcuni casi la capacità filtrante è risultata essere 10 volte inferiore rispetto a quanto dichiarato

Sequestrate 60 milioni di mascherine pericolose della commessa di Arcuri

In mattinata è scattato un maxi sequestro di oltre 60 milioni di mascherine facciali, pronte per essere distribuite, perché "non conformi alle normative vigenti e pericolose per la salute". L'operazione condotta dalla Guardia di finanza della compagnia di Gorizia è stata preceduta da analisi di laboratorio che hanno evidenziato come il coefficiente di penetrazione di questi dispositivi fosse decisamente superiore agli standard previsti: in alcuni casi addirittura la capacità filtrante è risultata essere 10 volte inferiore rispetto a quanto dichiarato, con conseguenti rischi per il personale sanitario che le aveva utilizzate "nella falsa convinzione che potessero garantire un'adeguata protezione".

Inoltre i finanzieri stanno acquisendo la documentazione e i dati informatici nella sede dell'Agenzia Nazionale per l'attrazione degli Investimenti e lo sviluppo d'Impresa S.p.A. (Invitalia S.P.A.) per tentare di ricostruire le responsabilità nella catena di approvvigionamento; tra gli obiettivi rientra anche la verifica di quante mascherine della stessa tipologia siano state impiegate o siano tuttora in uso su tutto il territorio nazionale. Le mascherine facciali in questione fanno parte del "residuo di forniture per circa 250 milioni di pezzi ereditato dalla precedente gestione della struttura per l'emergenza".

Grazie anche alla collaborazione offerta dall'attuale staff del commissario per l'emergenza è stato possibile sequestrare oltre 60 milioni mascherine facciali ancora giacenti nei depositi ubicati su tutto il territorio nazionale e in attesa di essere distribuiti. L'operazione si inserisce nell'ambito dei controlli che la Guardia di finanza effettua in maniera sistematica "allo scopo di prevenire e contrastare le fenomenologie illecite correlate all'emergenza sanitaria in atto anche nel settore dell'importazione, produzione e commercio dei dispositivi di protezione individuale, a tutela della leale concorrenza sul mercato e della sicurezza dei cittadini consumatori". È stato così dato compimento all'attività avviata lo scorso mese di febbraio che ha portato nella sola Regione del Friuli Venezia Giulia all'individuazione e al sequestro di più di un milione e mezzo di Dpi in uso al personale medico, infermieristico e sanitario delle Aziende sanitarie locali.

Già il 17 febbraio il Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza ha effettuato sequestri. Nel mirino degli inquirenti era finita la commessa di 72 milioni dello scorso anno per acquistare oltre 800 milioni di mascherine provenienti dalla Cina durante la prima ondata della pandemia.

Diverse settimane fa inoltre a Taranto sono scattati 6 arresti nell'ambito dell'inchiesta relativa a 6 milioni di mascherine per la Protezione civile del Lazio, già pagate, ordinate a marzo 2020 e arrivate solamente ad agosto con 5 mesi di ritardo.

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