Coronavirus

"Ora la mossa del cavallo". Il piano per bloccare il virus

L'immunologo Le Foche: "Facciamo il check di chi è stato già contagiato e liberiamo gradualmente chi ha la protezione degli anticorpi"

"Ora la mossa del cavallo". Il piano per bloccare il virus

"Ora serve la mossa del cavallo". A dichiararlo è Francesco Le Foche, immunologo e infettivologo del Policlinico Umberto I di Roma. "Nel momento in cui il coronavirus rischia di vincere, dobbiamo sparigliare tutto con una mossa decisiva a livello planetario, che può essere l'antefatto dello scacco matto al nemico invisibile - ha spiegato -. Questo virus è la conseguenza diabolica della globalizzazione. A oggi è stata una battaglia persa, adesso si cambia strategia".

Ma cosa vuol dire tutto ciò? "Andiamo a fare il check di chi è stato già contagiato - ha continuato l'immulogo intervistato per Dagospia -. Liberiamo gradualmente chi ha la protezione degli anticorpi, arrivando a una immunità condivisa, una forma di afflato collettivo in cui sono i più forti a trainare i più deboli". Il professor Le Foche assicura che questi test "hanno un altissimo tasso di attendibilità" e si eseguono con un semplice "prelievo di sangue dal polpastrello, ma si può fare anche dal braccio. Si chiama 'Test Immunocromatografico', ma si può fare anche con altre metodiche, e va a rilevare le igM e le igG (anticorpi e anticoronavirus)". In questo modo, ha aggiunto, "se rileviamo che il sessanta, settanta per cento della popolazione ha sviluppato gli anticorpi possiamo cominciare a riaprire".

A trainare la rinascita dovrebbero essere donne e giovani. Meno colpite rispetto agli uomini dal nuovo coronavirus, "le donne sembrano essere quasi più resistenti all’infezione", aveva dichiarato qualche giorno fa la virologa Ilaria Capua.

L'immunologo ha poi spiegato che il virus potrebbe comunque tornare, "ma in una forma molto più blanda che non mette a rischio la vita". I tempi per il vaccino sono ancora lunghi, tra test e sperimentazioni si parla di diversi mesi, e così gli anticorpi potrebbero essere una soluzione. "In Cina li hanno sviluppati in misura ridotta, a causa della loro chiusura militarizzata. Loro devono necessariamente aspettare il vaccino per sentirsi protetti. Noi anche aspettiamo, ma non come unica chance d'immunità".

Ma un altro passo importante verso la vittoria sul coronavirus è quello di trattare i contagiati con sintomi lievi a casa nella prima settimana. "Lo confermano tra l'altro la Germania e il Canada che hanno pochissimi casi di contagio, probabilmente perché hanno scelto dall’inizio l'intervento domiciliare.

Mi rassicura vedere che anche l'Italia si sta poco a poco uniformando", ha concluso Le Foche.

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