Stefano Parisi ha mostrato il suo mazzo di carte. Le ha girate tutte? Non lo sappiamo. Di quelle viste alcune sono piaciute per novità e contenuto. Altre sono apparse scontate, altre ancora inopportune. Insomma, nella due giorni milanese di «assemblea programmatica» per rilanciare il centrodestra si è visto un po' di tutto.
Colpisce però di più ciò che non si è visto né sentito, cioè l'appartenenza a una storia che non è iniziata ieri, ma che ha radici lunghe oltre vent'anni. Una storia, e non mi riferisco solo a quella di Silvio Berlusconi, che come tutte ha avuto alti e bassi, momenti entusiasmanti e altri deludenti. Ma che rimane la storia di una comunità politica e di un popolo che ha impedito la deriva comunista di questo Paese e, senza la quale, oggi Parisi non potrebbe neppure immaginare ciò che immagina.
Parisi non è sceso da Marte, non è apparso sulla scena politica scalzando il vecchiume di Forza Italia. È stato «telefonato» e cooptato da Silvio Berlusconi per fare il suo candidato sindaco di Milano. Lui ci ha messo del suo ed è andata bene, visto i tempi. Non ce l'ha fatta ma solo per un soffio. È stato bravo, tanto da meritarsi un mandato esplorativo da Berlusconi per dare una sistemata a Forza Italia.
Parisi è andato oltre, e può anche starci visto che il tempo stringe. Si è messo quasi in proprio e passi, quando c'è da rivoluzionare non si chiedono permessi (come insegna la storia tra Renzi e il Pd). Ma perché negare la storia recente e passata fino a censurare il nome del suo fondatore, Silvio Berlusconi, di fatto mai pronunciato, se non per inciso, tra le migliaia di parole spese nella due giorni di Milano?
Credo che l'elettorato, attuale e dormiente, di centrodestra sia pronto a un rinnovamento anche profondo dei suoi riferimenti politici. Addirittura lo auspichi. Ma non penso sia disponibile a rinnegare la sua storia e il suo passato, a tacere sulle macchinazioni giudiziarie e sui complotti politici che hanno azzoppato il suo leader e il suo partito. Come dopo una guerra, è giusto andare oltre, ma senza rispetto per chi ha combattuto e onore della verità, cioè senza memoria - e perché no, qualche monumento che la immortali - non si arriva da nessuna parte.
Mi auguro che Parisi, ma per ora è solo un sospetto, non ripeta gli errori di Monti e di Passera: pensavano che i voti di Berlusconi fossero sul mercato, ma non avendo rispettato quella storia non hanno portato a casa il consenso né dei fedeli né degli scontenti di Forza Italia. Qualche cosa vorrà ben dire.
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