Sono molti i clochard che non vogliono proprio saperne di andare nei dormitori allestiti dai Comuni o dagli enti caritatevoli che operano sul territorio. Alcuni lo fanno, controvoglia, solo quando si rendono conto di rischiare la vita, perché le temperature vanno sotto zero e dormire all'addiaccio è un rischio troppo grande. Appena passata l'emergenza, però, preferiscono tornare all'aperto. Da ieri dieci di loro, a Milano, hanno un'alternativa: una casetta di cartone resistente all'acqua, monoposto, che si monta in 2-3 minuti ed è facilissima da trasportare. L'iniziativa, promossa dal critico d'arte Vittorio Sgarbi, lanciata sui social con l'hasthtag #arteperilsociale, "vuole essere solo un concreto gesto di solidarietà, e sopratutto richiamare l'attenzione delle istituzioni locali e nazionali su un problema che, comunque, rimane irrisolto". Una provocazione, dunque, volta a sensibilizzare l'opinione pubblica e soprattutto le istituzioni. Ma anche un piccolo aiuto concreto. Guarda le foto.
Ad aver ideato queste casette di cartone, con le finestre disegnate ma porta e un lucernaio veri, è stato un artista, Maurizio Orrico, in collaborazione con "Fine Arts" di Alessandro Erra. A realizzarle è un'azienda pugliese, la "Corvasce Design", attiva negli arredamenti. Dopo Milano altre dieci vengono consegnate a Torino.
"Inaccettabile - spiega Vittorio Sgarbi - che nel 2017 si possa morire di freddo. Ci sono tre tipi di persone: i migranti, che hanno le loro tutele, ci sono quelle persone nate povere che vanno a cercare aiuto nelle Caritas e in posti simili, e poi ci sono persone che ad un certo punto decidono di fare i clochard. Io ne ho conosciuti molti che venivano da condizioni sociali buone, ma che hanno deciso di fare questo per essere liberi. Quando ero assessore a Milano, di fronte ad un albergo dove risiedevo c’erano queste persone che vivevano sopra un cartone. Erano comunque, a modo loro, felici. Non volevano soldi. Volevano solo stare liberi. Per loro ho un amore istintivo. E quando vedo che muoiono per aver scelto la propria libertà, e ci si indigna solo per quelli che muoiono arrivando dall’altra parte del mare, mi arrabbio. Morire di freddo nel mondo consumista è assurdo - prosegue Sgarbi -. Ho pensato dunque di dar loro, seppur precaria, una casa. Con l’amico Maurizio Orrico abbiamo ideato questa casa in cartone. Vera. Protettiva. Piccola, per due persone. Per giornate non di gran freddo. Non sono fatte per difendersi dal freddo. Ma per riappropriarsi della propria intimità".
La consegna delle casette, a Milano, è avvenuta alla Stazione Centrale, nella sede della Fondazione "Memoriale della Shoah", con la collaborazione logistica dei "City Angels", l'associazione che si occupa dei senza tetto. Il luogo scelto per la consegna sottolinea che, così come ai deportati veniva tolta ogni dignità di uomini, lo stesso accade oggi per i senza tetto, umiliati nella loro intimità. "Il clochard non vuole muri - spiega Sgarbi -.
A quel punto tu gli dai una piccola protezione nell'ordine di quello che lui vuole: se questa cosa gli piace gliela diamo. Senza però che sembri né un atto di misericordia né di assistenza, è solo un atto gentile: questo è il senso dell'impresa come l'ho interpretata io".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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