Lo show di Tsipras: basta soldi alle banche invece che al popolo

Nel tifo da stadio dell'Europarlamento il premier greco paragona il suo Paese alle eroine classiche Gli applausi di estrema destra e sinistra radicale

Con la camicia bianca aperta e il suo più largo sorriso la star dell'Ellade sbarca a Strasburgo. Il premier Alexis Tsipras lascia dietro di sé un Paese in macerie, tra banche chiuse e turisti in fuga, per parlare ad un'Europa sotto choc, scossa dai contraccolpi della crisi greca che agitano le borse. Lo fa sfoggiando tutto il suo fascino, perché la missione è conquistare la fiducia del parlamento europeo ed evitare la bancarotta e l'uscita dall'euro.

Il leader di Syriza veste i panni di Antigone, che sfida il tiranno in nome del diritto naturale. «Molti hanno parlato di tragedia greca - dice Alexis, nell'aula stracolma del parlamento Ue -. Io rispetto le norme che disciplinano l'Eurozona. Ma Sofocle ci ha insegnato che esiste un momento in cui il diritto degli uomini è sopra la legge. Questo è uno di quei momenti».

Ecco la Grecia paragonata all'eterna eroina del grande drammaturgo e i tiranni, simili al Creonte tebano, che siedono nel parlamento azzurro pieno di stelle. Lui, Alexis, si presenta con orgoglio come campione dell'anti-austerithy, ma ha il cappello in mano per ottenere nuovi aiuti dal fondo Salva-Stati, in cambio di un programma «credibile» di riforme.

Quando Tsipras arriva al suo posto, con il completo scuro e rigorosamente senza cravatta, nell'emiciclo lo accoglie un lungo applauso di incoraggiamento. Viene dai banchi dell'estrema sinistra e dell'estrema destra, occupati dagli eurodeputati del Gue, dal neonato gruppo di Marine Le Pen e della Lega, dagli euroscettici dell'Efdd dove siede anche il M5S, che tra bandiere greche alza cartelli con la scritta «NO» e Oxi, per ricordare il voto del referendum di domenica contro il piano imposto dall'Ue. Rimane muto il centro di Ppe e il Pse, solo qualche «buh!» e gli europarlamentari di Fi e Area Popolare che sventolano l'immagine di Totò con la battuta «E io pago!».

Alexis non si fa intimidire dall'aula divisa a metà, sa di non poter perdere questa prova e un po' di autocritica lo concede. Quel 61 per cento di «no» referendari lo carica di una responsabilità enorme. «Sono felice di essere qui in parlamento, tempio della democrazia», esordisce. E avverte che la crisi greca «è un problema europeo, non solo di Atene».

Nella seduta attesissima, tanto che l'enorme traffico fa saltare la connessione in streaming , il leader di Syriza vuole infiammare l'aula: dà un colpo a Frau Angela Merkel, sottolineando che i soldi dati ad Atene «non sono mai arrivati al popolo, ma hanno salvato le banche europee e greche», però promette di tagliare le baby-pensioni e altre «distorsioni».

Il giorno prima un drammatico eurosummit gli ha consegnato l'ultimatum di 5 giorni per evitare il default e ora il premier greco incassa il gelo del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, che lo accusa di aver rotto le trattative; la lezione del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che lo ammonisce con il suo «moralità è pagare i debiti»; i duri attacchi di Manfred Weber, popolare tedesco molto vicino alla Cancelliera.

Il sorriso di Tsipras rimane inossidabile, si apre ancor più quando dopo la replica ad alimentarlo arrivano applausi, pacche sulle spalle, strette di mano. Alla fine riscuote un'ovazione generale. L'immagine-simbolo della giornata è l'abbraccio tra il giovane leader e il partigiano Manolis Glezos, 93 anni.

Per i fan di Syriza, l'ideale passaggio di testimone tra chi nel 1941 strappò la bandiera nazista sull'Acropoli e chi oggi si oppone all'Europa dominata dal rigore tedesco. Questo, per l'agiografia ellenica, ma oggi parleranno i conti. Ed entro domenica i giochi saranno fatti.

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