Cronache

Siamo accerchiati da focolai. ​E in aeroporto zero controlli

Scoppiano focolai in tutta Europa e i Paesi iniziano ad attuare le prime strette contro il Covid ma negli aeroporti italiani i controlli sono pochi

Siamo accerchiati da focolai. ​E in aeroporto zero controlli

Lo spettro della seconda ondata si avvicina all'Europa, dove i contagi sono in netta risalita. Al momento un incremento massiccio di contagi non si accompagna alla crisi sanitaria vissuta tra marzo e aprile, con la saturazione delle terapie intensive. Da questo punto di vista, alcuni virologi rassicurano sulla perdita di carica virale da parte del Covid, che sta comunque tornando a circolare con rapidità. Sebbene in molti paventino l'ipotesi di un secondo lockdown, insostenibile per l'Italia e per gran parte dei Paesi, gli scenari che sembrano configurarsi all'orizzonte sono diversi. Tuttavia sono tornati i tamponi al ritorno dall'estero per i passeggeri provenienti dai quattro Paesi attualmente attenzionati, anche se manca un'organizzazione organica per i controli in aeroporto.

Attualmente i contagi sono diretta conseguenza dei focolai, che in larga parte sono ben controllati e gestiti dalle autorità sanitarie nazionali e locali. Per questa ragione, per ora, l'Unione Europea sembra voler mantenere la linea delle frontiere aperte, scongiurando l'isolamento totale dei primi mesi della pandemia. Per arrivare alla chiusura delle frontiere, la Commissione Europa spiega che devono esserci motivi "esigenti", ossia seri e non derogabili. Si tratta di un provvedimento pesante per le economie e per l'equilibrio sociale dei Paesi, pertanto non può essere preso se non a fronte di una gravissima necessità. Questo è il contenuto della lettera inviata dai commissari, che in sostanza chiedono che eventuali limitazioni vengono applicate solo in casi del tutto eccezionali. L'attuale situazione non sarebbe tale da giustificare una misura così drastica, visto che se in alcuni Paesi si assiste a un aumento, in altri è in atto un decremento. La situazione, quindi, è "volatile" e sebbene venga riconoscita la discrezionalità dei Paesi, ai quali spetta comunque l'ultima parola, l'Europa fa la voce grossa sottolineando che è in gioco l'unità. "Data l'esperienza dell'inizio della pandemia, ci teniamo a sottolineare che il coordinamento resta fondamentale per garantire chiarezza e prevedibilità per i cittadini e le imprese, soprattutto nel settore dei viaggi", si legge nella lettera.

Nonostante questo, a fronte dell'aumento dei contagi, i Paesi membri dell'Unione Europea stanno applicando le prime strette. La Germania ha sconsigliato i viaggi in Spagna mentre il Regno Unito ha imposto la quarantena a chi ritentra dala Francia, che ha risposto con un provvedimento uguale e contrario. I Paesi Bassi hanno seguito la scia di Berlino e hanno fortememente raccomandato di non viaggiare in sei province spagnole considerate a maggior rischio. L'Italia ha per ora inserito nella black list quattro Paesi: Spagna, Croazia, Grecia e Malta. Sono quelle preferiti dagli italiani che scelgono di trascorrere le vacanze all'estero e dove si sono accesi focolai sempre più grandi e preoccupanti. Per chi torna da queste destinazioni è obbligatorio sottoporsi al tampone per certificare di non essere stati contagiati dal Covid e alcune regioni hanno imposto la quarantena fiduciaria di due settimane dopo il ritorno.

Tuttavia, in Italia la situazione è ancora confusionaria. Sono tantissimi i passeggeri che, rientrati negli aeroporti italiani, non sono stati sottoposti ai tamponi di controllo per il Covid. In questo caso è loro premura fare l'autosegnalazione agli uffici competenti. Al momento sono previsti i controlli presso lo scalo di Roma Fiumicino, dove è stata allestita un'apposita zona per i passeggeri rientrati dai Paesi segnalati dall'Italia. È un'area piuttosto grande che può ospitare in sicurezza circa 480 persone distanziate in box separati. I controlli si effettuano anche negli aeroporti del Veneto, a Perugia e Pescara, mentre a Bologna si avvierà una sperimentazione nei prossimi giorni. Nessun controllo, invece, presso gli aeroporti milanesi, dove le attuali disposizioni indicano che i passeggeri dovranno ricorrere privatamente al tampone nelle successive 48 ore dal loro rientro, ma solo "se non hanno un tampone negativo effettuato nelle 72 ore prima della partenza". Una scelta dettata dal direttore del Welfare di Regione Lombardia: "È Ferragosto per tutti. Il messaggio che vogliamo dare è che non stiamo vivendo una situazione di emergenza. Che chi entra in Lombardia oggi entra in una delle zone più sicure d’Europa. È importante registrarsi anche senza l’ansia di essere sottoposti a tampone il giorno stesso".

Nessun controllo all'arrivo è previsto anche negli aereoporti pugliesi di Bari e di Brindisi, dove l'ordinanza regionale richiede che i passeggeri effettuino i tamponi entro 72 ore dal loro arrivo in Italia. Diversa la gestione della Regione Campania, dove è previsto l'autoisolamento per chi rientra nel Paese tramite l'aeroporto di Napoli finché non si viene contattati dalle autorità per l'esecuzione del tampone.

Chi arriva a Genova, invece, ha l'obbligo di autosegnalarsi.

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