Il "Sistema" ora ha paura

Per il Csm la figura del magistrato "è stata appannata dai suoi comportamenti", ma Marco Mescolini potrà continuare a fare il magistrato, con l'unica limitazione di non poter esercitare le sue funzioni nel distretto giudiziario di Bologna

Il "Sistema" ora ha paura

Per il Csm la figura del magistrato «è stata appannata dai suoi comportamenti», ma Marco Mescolini, fino a ieri procuratore della Repubblica di Reggio Emilia, potrà continuare a fare il magistrato, con l'unica limitazione di non poter esercitare le sue funzioni nel distretto giudiziario di Bologna.

Capito come funziona l'organo di autogoverno della magistratura? Sarebbe come dire che un'ipotesi di reato - quale è quella contestata a Mescolini di aver rallentato indagini sulla sinistra e accelerato quelle su esponenti di centrodestra - vale non in assoluto, ma a livello territoriale. E anche se vogliamo limitarci alla «capacità dirigenziale» il discorso non cambia. Che Mescolini vada pure a fare danni altrove, perché non è che uno diventa meno fazioso o più capace solo perché, che ne so, da Reggio si trasferisce a Latina.

Non c'è verso di uscirne: il «Sistema» raccontato da Luca Palamara - dalle cui rivelazioni nasce il caso Mescolini - nell'omonimo libro-intervista con il sottoscritto, non molla di un millimetro la sua presa sulla regolare vita democratica del Paese. E non basta, a mio avviso, la logica spiegazione della spontanea autodifesa. No, c'è da chiedersi se la magistratura oggi è un corpo libero dello Stato o se è ostaggio di ricatti interni, per cui nessuno può spingersi oltre nell'azione di vera pulizia, pena il rischio di essere a sua volta travolto da vendette e veleni. Io, che con quel mondo ho preso confidenza raccogliendo tante ore di «confessioni» di Palamara, sono giunto alla conclusione che non stiamo parlando di persone libere di rispondere alla propria coscienza e alle leggi, tanti sono gli intrecci indicibili che hanno costruito l'attuale assetto sia del Csm che delle principali procure.

La procura della Repubblica di Perugia, titolata a indagare sui magistrati romani, e i suoi giornali amici stanno facendo il possibile per spostare l'attenzione dal «caso giustizia» al «caso Palamara», cioè a una banale storia di un magistrato mattacchione.

A difendere il «Sistema» con patetici tentativi di depistaggio dell'attenzione e dell'opinione pubblica, sono scese in campo anche le grandi firme del giornalismo giudiziario, le stesse che per anni hanno tenuto bordone al «sistema Palamara». Buon segno, significa che sentono mancare il terreno sotto i piedi. E, a occhio, siamo solo all'inizio.

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