Politica

Un sistema a pezzi e un'unica speranza

Mattarella si gioca la carta speciale. È Mario Draghi. È la risposta a quella che giorno dopo giorno non appare più solo come una crisi di governo. È qualcosa di più

Un sistema a pezzi e un'unica speranza

Mattarella si gioca la carta speciale. È Mario Draghi. È la risposta a quella che giorno dopo giorno non appare più solo come una crisi di governo. È qualcosa di più. Il sospetto è che stia assumendo il profilo di una «crisi di sistema». La vecchia maggioranza non è riuscita a trovare una via d'uscita. Ogni mossa ha incontrato un blocco. Stallo. Altre strade parlamentari non sono state percorse. Il voto in una situazione di emergenza fa paura. Lo sbocco naturale della democrazia appare molto insidioso. Non c'è dubbio, d'altra parte, che la politica si sia incartata su se stessa.

I partiti non riescono più a risolvere i vari problemi che uno dopo l'altro gli si presentano davanti. Il malessere è profondo e arriva da lontano. È l'incapacità di dare una risposta alle crepe che si aprono sulla pelle di questo Paese. La pandemia ha accelerato un processo già in corso. L'Italia non cresce dal punto di vista economico. Non produce. Sta consumando il risparmio privato e vede crescere velocemente il suo debito pubblico. La politica non ha saputo immaginare uno straccio di riforma. Non c'è quella fiscale. Non c'è quella della giustizia. Nulla è stato fatto per ridurre il peso della burocrazia. La grande riforma del welfare è finita nel vicolo cieco del reddito di cittadinanza. Sono fallite le riforme costituzionali. La scuola è abbandonata a se stessa. L'ultima grande occasione di rinascita, quella che l'Europa ci ha concesso sotto il nome di Next generation, comincia ad avere il profilo di un treno che lascia la stazione.

L'agonia del Conte bis mostra il fallimento dei due partiti che lo appoggiano. Il M5s sta implodendo. Il Pd fa ancora più impressione. È un pachiderma flaccido impantanato nella sabbia. Il tempo è passato e l'idea di una «ricostruzione» neppure si intravede. Mario Draghi a questo punto è davvero l'ultima speranza. È una responsabilità per lui. È una scelta comunque coraggiosa di Mattarella. Il presidente per carattere e filosofia non ama sostituirsi al Parlamento. È arbitro e non giocatore. Questa volta però non ha potuto tirarsi indietro. Ci sono tutte le condizioni per un «governo del presidente». È il bivio.

O la fiducia a Draghi oppure tutti a casa (dove pochi vogliono andare).

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