Cronache

"Somministro cannabis ma dico no alla legalizzazione. Ecco perché"

Il dottor Paolo Poli, presidente della Società italiana ricerca cannabis, ha curato oltre 5mila pazienti con la cannabis. In questa intervista ci spiega perché è contrario alla legge sulla legalizzazione

"Somministro cannabis ma dico no alla legalizzazione. Ecco perché"

Liberalizzare la cannabis “sarebbe un grave danno per i pazienti”. A dirlo è il dottor Paolo Poli, che da anni prescrive ai suoi pazienti proprio la cannabis per motivi di salute. Medico anestesista e terapista del dolore, nonché presidente di Sirca (Società italiana ricerca cannabis), è convinto che la cannabis debba essere gestita dai dottori e non affidata al caso.

Dottor Poli, ci spiega perché è contrario alla legalizzazione?

“In giro ci sono tante fake news, pubblicizzate sul web da individui senza scrupoli solo per un fine economico, con una moltitudine di persone che crede ciecamente a quanto viene loro falsamente dichiarato. Si spinge verso qualunque ipotesi di liberalizzazione, con accuse verso quei professionisti che agiscono in base alla verifica clinica ed ai risultati degli studi scientifici”.

Quali sarebbero queste fake news?

“Le faccio qualche esempio: la cannabis è miracolosa, cura qualsiasi malattia, cura e previene il cancro. Tutto questo, noi medici lo sappiamo bene, non è vero. Le proprietà devono essere approfondite e, se confermate, utilizzate clinicamente nel modo più ampio possibile. Ma questo deve avvenire in studi controllati. Nessun farmaco in commercio è sfuggito a questa procedura di verifica obiettiva e non c'è alcun motivo logico o scientifico perché questo non debba avvenire per i cannabinoidi. Se usciamo fuori da questo contesto, non ci stiamo adoperando per soddisfare le esigenze dei soggetti malati potenziali fruitori di nuovi strumenti terapeutici”.

Dottor Paolo Poli

Lei, se non sbaglio, prescrive la cannabis ai suoi pazienti…

“Sì, studio e prescrivo la cannabis da dieci anni e in tutto questo tempo ho trattato e curato oltre 5000 pazienti affetti da svariate patologie, con risultati a volte sorprendenti ma anche deludenti. Spesso assistiamo a dichiarazioni da parte di "santoni" della cannabis che si attribuiscono la conoscenza delle proprietà della pianta e delle metodiche di coltivazione, ma non hanno alcuna conoscenza degli effetti clinici dei principi attivi in essa contenuti. Parlano di percentuali di Thc e Cbd senza nemmeno sapere quanti milligrammi di principi attivi il nostro organismo sia in grado di assumere, quale sia il dosaggio idoneo per trattare una determinata patologia, quale sia il grado di tossicità della pianta per ciascuno di noi. Non conoscono gli effetti collaterali e i danni che la pianta potrebbe arrecare se non usata in modo corretto".

Di quali rischi stiamo parlando?

“Le variabili nell’uso della cannabis medica sono molte: la genetica della pianta che determina le percentuali dei principi attivi più conosciuti; la metodica di estrazione dei principi attivi per ottenete l’oleolita; la diluizione dell’oleolita al fine di ottenere il dosaggio dei principi attivi; la variabilità della genetica umana che determina l’assorbimento, il trasporto, la metabolizzazione e l’eliminazione dei principi attivi; i dosaggi iniziali di ciascun tipo di cannabis in rapporto alla patologia/paziente e la titolazione del farmaco. Potrei continuare ancora a lungo, ma non voglio tediarvi con disquisizioni prettamente mediche. Mi sono soffermato su questi aspetti per cercare di far comprendere quanto sia complicato il trattamento terapeutico con la cannabis medica".

Se dovesse essere approvata la legge per la coltivazione della cannabis cosa potrebbe accadere?

“I primi consumatori, a parte le persone che ne fanno un uso per così dire ricreativo, saranno i malati i quali si produrranno o compreranno la cannabis nei negozi, faranno i decotti oppure assumeranno la pianta per inalazione. Non conoscendo l’esatto dosaggio di principio attivo che stanno assumendo non otterranno però alcun beneficio oppure ne riceveranno solo gli effetti collaterali. Molto probabilmente smetteranno di assumere il preparato, rinunciando ad una terapia che, se somministrata da un medico, sarebbe in grado di dare notevoli benefici".

Qualcuno dice: se devo assumerla perché mi serve per curarmi, non è meglio che possa coltivarla da solo?

"Vede, di solito faccio questa domanda quando mi chiedono che differenza c’è tra la cannabis medica e la cannabis autocoltivata: se avete la febbre preferite assumere un’aspirina o farvi un decotto con la scorza del salice? Oppure, se vi viene un’infezione, preferite assumere un antibiotico preso in farmacia oppure mangiarvi la muffa di un barattolo di marmellata dimenticata in frigo? Questa è la differenza”.

Dunque, dal suo punto di vista la legalizzazione è sbagliata…

"La legalizzazione dell’uso della cannabis è una legge iniqua ed una irresponsabilità politica che premia i consumatori di cannabis a scopo ludico e danneggia gravemente i pazienti.

Su questo non ho alcun dubbio".

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