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Una stanza piena di bambole vale più di un titolo in Borsa

È l’ultima frontiera del collezionista: giocattoli, maglie dei calciatori, cimeli militari. Una passione che può anche arricchire

Una stanza piena di bambole vale più di un titolo in Borsa

Think different, recita il claim di un noto marchio. Pensare fuori dagli schemi sta diventando un comportamento comune anche tra gli investitori, sempre più attratti dal puntare parte delle proprie rendite sui cosiddetti investimenti alternativi. Alternativi quanto? Alternativi tanto. Collezionare giocattoli, vecchie lire, cimeli militari, maglie di giocatori, vinili può rendere come – anzi meglio – che un titolo dei mercati tradizionali. In America, in Cina, in Inghilterra questa tendenza è palpabile da tempo e, come ci confermano gli analisti, anche in Italia la sfiducia nel mercato spinge i più creativi (non vogliamo usare il termine spericolati: leggendo capirete perché) a manovre fuori dal rigido recinto dalla Borsa.

OGGETTI DA MUSEO

Ci sono collezioni che nascono quasi per gioco e che negli anni diventano così ricche, curate e importanti da diventare una fonte di rendita, grazie a prestiti temporanei o alla partecipazione a eventi o mostre. Persino quelle della Barbie. Se non ci credete, vi basti sapere che, anche in Italia, collezionisti serissimi della fashion doll della Mattel sono consultati e coinvolti nelle iniziative legate al prodotto: prendiamo Antonio Russo, medico napoletano che possiede qualcosa come settemila bambole, di cui 5.500 Barbie gelosamente conservate nella loro confezione. La sua collezione vanta chicche e rarità (persino la numero uno della Mattel) ed è a lui, in qualità di prestatore ufficiale insieme a un altro «Barbie- supercollezionista» quale Mario Paglino, a cui il Mudec Museo delle Culture di Milano si è rivolto per impreziosire la fortunata mostra sulla celebre bambola, tenuta lo scorso inverno. I giocattoli vecchi, complice la nostalgia, non perdono il loro fascino. Si trovano nei negozi d’antiquariato, nei mercatini delle pulci o sulle bancarelle. Gli esperti consigliano di tenerli nelle loro scatole, perché il loro valore commerciale dipende anche dalla conservazione. La regola del mercato alternativo è quella di non avere regole se non quella del «vale perché è strano».

L’ultimo esempio? Pochi giorni fa, la Fiat 500 capellona, una macchina rivestita dall’hair stylist italiana Maria Lucia Mugno e annoverata anche nel Guinness dei primati come «auto più capelluta del mondo» (i capelli sono veri e acconciati con un procedimento che ha chiesto alla donna quasi un mese di lavoro) è stata messa all’asta on line sul sito Catawiki. Valore dichiarato: 85mila euro, ben al di sopra di quello di una normale 500 immatricolata negli anni Settanta. Vedremo come andrà a finire. A fronte di investimenti per palati e portafogli fini come quelli sul vino (qui non si scherza: rendono, e vino (qui non si scherza: rendono, e bene, solo ed esclusivamente le miglior etichette delle migliori annate ma l’investimento iniziale è altissimo), meglio buttarsi su qualcosa di bizzarro: l’auto da Guinness dei primati, la collezione di figurine degli anni Ottanta, i gadget sportivi (meglio se autografati) per non parlare dei fumetti o dei vinili, che nutrono, ogni anno in Italia, decine di fiere del settore e che su ebay trovano fan disponibili all’acquisto in tutto il mondo, spesso senza badare troppo alla spesa. A volte può bastare un pizzico di fortuna, magari riaprire qualche vecchio baule in soffitta o qualche scatola in cantina, per trovare piccoli piaceri domestici dal sicuro valore commerciale. Le figurine, ad esempio. Le mitiche Panini non perdono mai di smalto, anzi: le cosiddette bisvalide (figurine speciali che permettevano la raccolta punti con relativo incasso di premi particolari, un classico degli anni Sessanta) sono ancora molto ricercate.

IL FASCINO DEL DIVERSO

Se avete un famigliare o amico che all’epoca faceva la collezione dell’album, sappiate che ha un bel tesoretto tra le mani. E che su ebay gli appassionati del genere sono disposti a pagare anche 120 euro una figurina che valeva all’epoca due lire e mezza. Anche gli articoli sportivi autografati da giocatori importanti hanno sempre buoni prezzi. Sembra paradossale dirlo ma un buon investimento alternativo può essere anche quello di puntare sull’euro, a patto che sia impresso su monete particolari come quelle che hanno una riproduzione della Mole Antonelliana di Torino. Valgono – per gli acquisti normali – solo un centesimo, ma sul vivace mercato numismatico potrete venderle a 2.500 euro l’una. A Raffaele Zenti, socio fondatore di AdviseOnly, hub di consulenza finanziaria, chiediamo se gli italiani sono bravi a investire different: «In Italia manca una vera e propria cultura finanziaria, presente invece in tanti Paesi anglosassoni o del Nord Europa: il consiglio è sempre quello di appassionarsi al settore che si vuole seguire. Collezionare armi antiche, oggetti bizzarri o altro come investimento si può fare, a patto di tenere a mente le regole del gioco». Massima cautela, ad esempio, se si maneggiano i brilli. «Molte persone in questo periodo stanno guardando con interesse al mercato dei diamanti, che non hanno una quotazione standard – ci spiega l’esperto -. Il consiglio, qualunque sia il campo alternativo di investimento, giocattoli inclusi, è di mettersi in mani di esperti qualificati e super partes altrimenti si rischiano cocenti delusioni. Va poi ricordato che gli investimenti alternativi sono beni “non liquidi”. Ciò significa che non si può contare su una loro rivendita immediata o su un mercato regolamentato come quello della Borsa. Occhio poi alla libido speculandi, che è una caratteristica molto italiana...», ci avverte. Libido che monta se si leggono le anticipazioni che arrivano da Christie’s: a Ginevra, tra una settimana esatta, si batterà all’asta un paio di orecchini di diamante, 50 carati ciascuno, dal valore di 30 milioni di dollari, un record assoluto.

IL MERCATO DELLA PASSIONE

Ben investire è un’arte, ed è giusto parlarne in un mese come questo punteggiato da fiere ben frequentate dai collezionisti del settore (Artissima ai primi di novembre a Torino, e Arte Padova che si chiude oggi). Paola Musile Tanzi, docente di Economia degli Intermediari Finanziari alla Sda Bocconi di Milano e all’Università di Perugia conosce bene il campo: «Il mercato dell’arte è fatto per chi ha nervi saldi: gli ultimi mesi hanno registrato delle contratture perché, nonostante alcune vendite record, quelle più piccole sono diminuite. Di certo non è il campo giusto per chi desidera una rendita a breve termine e sicura». Un Fontana, ma anche l’opera molto meno costosa di un giovane emergente non si può di certo mettere all’incanto su ebay, sperando nel miglior offerente come accade per le figurine, le Barbie rare, i 33 e i 45 giri o le videocassette. Stando al report realizzato per «ArtVerona Art Project Fair» dello scorso ottobre da Collezione da Tiffany (collezionedatiffany. com), blog italiano dedicato al settore, l’italiano medio che scommette sull’arte per il 77% dei casi vive al Nord, ha un’età media di 60 anni e una laurea, compra circa 5 opere l’anno (spesso in gallerie fidate) e prevalentemente di pittura. Ma conviene davvero farlo? Possibile mai che si scopra il nuovo Van Gogh, quotato poco in vita e rivalutato enormemente dopo? «Non credo nelle forzature e in chi investe in arte solo per diversificare il portafoglio o, peggio, per inseguire qualche moda: lo deve fare chi davvero è appassionato del settore, chi frequenta fiere, gallerie, mostre. Si tratta di investimenti su lunghissimo termine – spiega Musile Tanzi –. Quando si compra con passione e dopo tanto studio, la propria collezione, anche piccola, può trasformarsi in un enorme valore per gli eredi».

Dal think different alla futura gloria il passo è breve.

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