Cronache

È stato il migliore perché il peggiore

"Chiedimi chi era Maradona", diremo un giorno ai nostri nipoti traslando dalla band delle band - i Beatles - al calciatore dei calciatori la famosa strofa della canzone degli Stadio del 1984

È stato il migliore perché il peggiore

«Chiedimi chi era Maradona», diremo un giorno ai nostri nipoti traslando dalla band delle band - i Beatles - al calciatore dei calciatori la famosa strofa della canzone degli Stadio del 1984. Già, perché noi siamo contemporanei a un fenomeno che come pochi è entrato nella fantasia non solo dei tifosi ma della società tutta. E quando quella domanda iniziale mi verrà posta la risposta più sincera non potrà che essere: Maradona era Maradona, cioè un imbroglione, drogato, alcolista, sessista violento con le donne, evasore fiscale e pure comunista, cioè il peggio del peggio del peggio con l'unico pregio, non irrilevante, di saper giocare a pallone da Dio.

Perché tanti giocatori sono stati dei grandi, ma lui era qualche cosa di più. Nel mondo intero il suo cognome, Maradona, sta al calcio come la Coca Cola alle bibite gasate, il Rolex agli orologi e la Ferrari alle auto da sogno: è un sinonimo, un tutt'uno che non finirà con la sua scomparsa fisica.

Maradona è morto a sessant'anni appena. Pochi per vedere definitivamente diluito il suo mito in una vecchiaia che si annunciava traballante, se possibile, più della sua giovinezza, ma troppi per entrare da puro nella storia, come accaduto ad altri maledetti dello star system che se ne sono andati presto, all'apice del successo lasciando per questo rimpianti in alcuni casi superiori ai loro meriti, solo perché si sono salvati dal triste declino.

Uno come lui ha vissuto infatti fin troppo per quanto a lungo e intensamente aveva sfidato la morte con i suoi vizi e suoi eccessi, in ogni campo. Ma senza quella vita dissennata sempre al massimo, per dirla alla Vasco Rossi, non sarebbe diventato ciò che è diventato. La benzina della sua genialità calcistica non erano certo metodo e applicazione, ma la sola e pura trasgressione alle regole, da quelle del calcio (famoso il suo gol di mano ai Mondiali dell'86 contro l'Inghilterra, mai ripudiato) a quelle della vita, cosa che, nell'immaginario collettivo, lo avvicinava non a un calciatore ma a pittori, musicisti e scrittori, cioè alle arti nelle quali per eccellere devi possedere non comuni dosi di pura follia.

Diego Armando Maradona ora riposi in pace, che la morte come si dice in chiesa lo liberi dai peccati e lo consegni alla vita eterna.

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