Cronache

"È stato suicidato", svolta dopo 30 anni sulla morte del calciatore

L’ex fidanzata raccontò di averlo visto buttarsi sotto un camion. Ora è accusata di omicidio volontario

"È stato suicidato", svolta dopo 30 anni sulla morte del calciatore

Dopo 30 anni dalla morte del calciatore del Cosenza, Denis Bergamini, all’anagrafe Donato Bergamini, deceduto il 18 novembre del 1989 in circostanze mai chiarite, l’allora fidanzata è stata rinviata a giudizio. Ci sono volute più di tre ore di udienza preliminare e quasi due ore di camera di consiglio perché il gup del Tribunale di Castrovillari (Cs), Lelio Festa, decidesse di rinviare a giudizio Isabella Internò. La donna, che oggi ha 52 anni, è l'ex fidanzata del calciatore che trovò la morte sulla strada statale 106 jonica, nei pressi di Roseto Capo Spulico, comune in provincia di Cosenza.

Inscenato il suicidio del calciatore

Durante l’ultima udienza, quella dello scorso 17 settembre, la procura aveva ribadito la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti della 52enne, accusata di essere responsabile, in concorso con ignoti, dell'omicidio del calciatore. L'ipotesi accusatoria è che la donna, che all’epoca dei fatti aveva 19 anni, avrebbe voluto punire l'ex fidanzato per aver deciso di interrompere la loro relazione. La donna avrebbe prima narcotizzato e poi soffocato Bergamini, grazie all’aiuto di persone ignote e subito dopo, secondo quanto ipotizzato dalla Procura di Castrovillari, che sta indagando, inscenato il suicidio. È stata fissata per il prossimo 25 ottobre la prima udienza del processo a carico di Isabella Internò. Il calciatore fu travolto e ucciso da un mezzo pesante e in un primo momento si era pensato a un suicidio, ma fin da subito emersero dubbi sulla dinamica dell’incidente costato la vita a Bergamini.

Accolta la richiesta del pm

Adesso l'ex fidanzata Isabella Internò è stata rinviata a giudizio nell'ambito del processo per la morte del calciatore, con l'accusa di concorso in omicidio aggravato da premeditazione e futili motivi. A deciderlo è stato il gup di Castrovillari, Fabio Festa. Le circostanze in cui perse la vita Bergamini non furono mai chiarite e dopo 32 anni il giudice per le udienze preliminari ha accolto la richiesta del pubblico ministero Luca Primicerio, secondo cui il calciatore fu prima asfissiato e poi gettato sulla strada con l’obiettivo di simulare un incidente. Il movente che ha spinto la donna sarebbe stato un sentimento di vendetta. Per la riapertura del caso e delle indagini è stata determinante la volontà della famiglia della vittima.

Nel corso degli anni erano state avanzate diverse ipotesi, tra le quali anche la decisione del ragazzo di togliersi la vita, all’età di soli 27 anni, per implicazioni con il mondo della droga e della malavita.

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