Coronavirus

Il giallo del "vaccino italiano": "Opportunità mancata"

Il vaccino italiano ReiThera viene bloccato sul nascere: le motivazioni restano, per il momento, un mistero. "I dettagli sono oscuri anche a me...", afferma il coordinatore della sperimentazione, Paolo Maggi

Il giallo del "vaccino italiano": "Opportunità mancata"

Doveva essere l'orgoglio italiano per la lotta al Covid-19 ma il sogno si ferma prima ancora di nascere: possiamo dire addio al vaccino ReiThera, e le motivazioni possono essere molteplici ma, al momento, oscure e non confermate.

I perché dello stop

Il no della Corte dei Conti ai finanziamenti del vaccino italiano che ha bloccato gli 81 milioni promessi nell'accordo del 17 febbraio tra Mise, Invitalia e l'azienda non è che la punta dell'iceberg. Allo stop bisogna aggiungere il disorientamento e la paura dei circa mille volontari che lo hanno provato nella fase 2 di sperimentazione temendo che, dietro lo stop della magistratura contabile, ci sia una mancata sicurezza del prodotto. In realtà non è così, si tratta di motivi tecnici che nulla hanno a che fare con l'efficacia del vaccino ma di cui non si conosco i dettagli. E poi, un altro motivo di perplessità dei mesi scorsi che aveva minato, sul nascere, la "serenità" del vaccino è la piattaforma utilizzata, adenovirus, come quella del tanto discusso AstraZeneca per cui l'Ue non ha rinnovato il contrato (anche in questo caso, ufficialmente, non per paura del vaccino). In un nostro articolo, poi, avevamo sottolineato come c'era il rischio che nascesse un vaccino già "vecchio" a causa delle varianti e della differenza con quelli ad Rna, sicuramente più facili da modificare anche in corsa. Insomma, la sfortuna ha accompagnato ReiThera sin dagli albori. "Si tratta di un percorso su cui facevamo particolare affidamento, lo stop non ci agevola, ci nega un'opportunità in più. Credo sia una occasione perduta". ha affermato il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, a Radio24.

La delusione dei ricercatori

Inevitabile, ovviamente, la frustrazione di tutto il gruppo di ricerca che ha partecipato agli studi di valutazione, 25 team in tutta Italia meno lo Spallanzani che, per motivi non precisati, si è tenuto fuori anche se è rimasto il principale "investigatore". "Ennesima occasione mancata per la scienza italiana. Non lo meritiamo. Abbiamo bisogno di essere valorizzati invece sembra di capire che altre logiche prevalgano. Per noi è stato un fulmine a ciel sereno. Dobbiamo interrompere lo studio senza un perché, dopo tutto lo sforzo e l’entusiasmo per essere stati coinvolti in un progetto di prestigio per l’Italia", ha affermato al Corriere Andrea Gori, direttore delle malattie infettive al Policlinico di Milano, a capo di uno dei 25 gruppi. Oltre ai mille volontari, anche altri 60 avevano ricevuto recentemente le dosi di ReiThera divisi in tre gruppi di confronto: a loro oggi si dirà che le sperimentazioni si fermano qui. "Sembrava una bella storia italiana. I primi risultati erano incoraggianti", sottolinea Gori.

"I dettagli sono oscuri anche a me..."

Paolo Maggi, l'infettivologo che coordina la sperimentazione, non si da pace: "Mi hanno telefonato dei volontari cui avevo somministrato ReiThera. Chiedevano se c'era qualcosa che non andava con il vaccino. Li ho rassicurati che si trattava di una questione tecnica amministrativa, i cui dettagli sono oscuri anche a me", afferma a Repubblica. ReiThera sarebbe stato pronto in autunno, con la campagna vaccinale già conclusa, ma non dimentichiamo che tutti avremo bisogno del richiamo (terza dose) e non sapremo quando e se il Coronavirus sparirà dalla faccia della Terra. "ReiThera non è un'impresa limitata a questo coronavirus. È un'occasione per rilanciare la ricerca italiana. Altri Paesi, come la Germania, l'hanno capito fin dai primi mesi della pandemia, un anno fa. Noi no. Eppure il nostro Paese negli anni '60 era un'eccellenza mondiale. Poi le multinazionali hanno comprato le nostre imprese solo per chiudere i laboratori di ricerca quando li hanno ritenuti superflui", denuncia Maggi.

"Non possiamo dipendere dagli altri"

Se non si correrà ai ripari, si rischia di aver bruciato tanti milioni di euro. "Non è troppo tardi, abbiamo bisogno di un vaccino italiano perché siamo sotto lo schiaffo delle aziende straniere, soprattutto americane. Perché se per qualche motivo ci venisse a mancare Pfizer ci troveremmo in difficoltà. Perché dovremo fare dei richiami. Perché esiste la plausibilità biologica di una nuova pandemia. E non da ultimo perché i due vaccini italiani, ReiThera e Takis, sono ottimi dal punto di vista scientifico". Per il momento, l'azienda di Castel Romano non commenta. I soci oggi si incontreranno per trovare una soluzione. "Evidentemente il nostro progetto non viene ritenuto interessante. I vaccini anti Covid continueranno a servire. Noi potremmo comunque contribuire alla produzione di altri vaccini con due bioreattori appena acquistati". Al Corriere, Giuliano Rizzardini, direttore malattie infettive del Sacco, esprime la stessa delusione: "È frustrante sospendere un lavoro in cui credevi.

I pazienti si sentono traditi, convinti di aver ricevuto un vaccino fasullo".

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