Cronache

Reithera, a rischio il sogno del siero italiano. "Ma la nostra sperimentazione non si ferma"

Il vaccino allo studio allo Spallanzani usa la stessa tecnologia di AstraZeneca e J&J. Quando sarà pronto potrebbe essere già vecchio

Reithera, a rischio il sogno del siero italiano. "Ma la nostra sperimentazione non si ferma"

C'è un legame - ipotetico ma sempre più documentato - tra la somministrazione dei vaccini a vettore virale e i casi trombosi. Pur essendo ancora tutto in via di accertamento, questo potrebbe causare limitazioni anche al sogno del vaccino italiano. Anche Reithera infatti, in corso di sperimentazione allo Spallanzani di Roma, si basa sul vettore virale dell'adenovirus come Astrazeneca e Johnson & Johnson.

Il rischio è che nasca un vaccino già vecchio e che quindi faccia tramontare l'ambizione italiana di dare una svolta alla campagna vaccinale con un prodotto «fatto in casa».

Dai laboratori di Castel Romano, gli scienziati stanno seguendo le evoluzioni sui vaccini stranieri con molta attenzione ma non perdono le speranze. Anzi, cercheranno di mettere a frutto tutto ciò che apprendono. In ogni caso non c'è la minima intenzione di interrompere i lavoro. Almeno non fino a quando non lo diranno Aifa e Ema.

«Il nostro vaccino - spiegano i responsabili di Reithera - è attualmente in fase 2. Ci atterremo al parere e alle linee guida che saranno definite dalle agenzie regolatorie italiana e europea. Stiamo seguendo con attenzione tutte le informazioni relative ai vari vaccini per Covid-19 sviluppati utilizzando diverse tecnologie e quindi anche quanto sta emergendo dall'utilizzo di quelli basati su adenovirus. Si tratta di vaccini relativamente giovani, tutti, compresi quelli basati sulla tecnologia mRNA, e che quindi necessitano di un monitoraggio attento, approfondito e costante per un tempo sufficiente al raggiungimento di quelle statistiche che ne definiscono le caratteristiche: pertanto sarà corretto chiarire i dubbi che sono emersi recentemente, attraverso i necessari approfondimenti».

Da questo punto di vista arrivare per ultimi sul mercato dei vaccini può essere un vantaggio. Come funziona il vaccino italiano? In sostanza simula il contatto con l'agente infettivo evocando una risposta del sistema immunitario simile a quella causata dall'infezione naturale, ma senza causare la malattia. Per trasferire il gene della proteina Spike nell'organismo (la Spike, utilizzata dal virus per attaccarsi alle cellule umane è il bersaglio di tutti i vaccini ora in produzione) usa un adenovirus derivato dal gorilla.

I primi risultati sembrano dire che nei soggetti più giovani il vaccino sia ben tollerato e in grado di stimolare risposte immunitarie. Adesso va testata la sua efficacia sulla popolazione più anziana, ma già un primo elemento ci dice che potrebbe andare a coprire quella fascia di popolazione su cui gli altri vaccini a vettore virale hanno creato qualche rarissimo caso di trombosi. Ovviamente, anche nel caso di Reithera, un conto è la sperimentazione su un campione di pazienti, un altro sarà la somministrazione su larga scala.

Nel progetto di Reithera lo stesso Governo punta molto e ha investito parecchio.

Oltre agli 8 milioni della Regione Lazio e dal Miur, altri 81 milioni sono i finanziamenti arrivati da Invitalia, la società pubblica che è entrata al 27% nell'azionariato di ReiThera dove l'azionista di maggioranza è la svizzera Keires.

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