Straziante lettera di Loris: "Io, malato scelgo la morte, a voi lascio l'amore"

La lettera di Loris Bertocco, il 59enne paralizzato che ha scelto l'eutanasia in Svizzera: "Vi chiedo la possibilità di accompagnarmi in questo percorso"

Straziante lettera di Loris: "Io, malato scelgo la morte, a voi lascio l'amore"

"Sono Loris, vi chiedo la possibilità di accompagnarmi in questo percorso e vi racconto la mia storia". Inizia così la lettera di Loris Bertocco, 59 anni e paralizzato da quando ne ha 19. Un incidente stradale in motorino lo aveva costretto alla carrozzina e le sue condizioni sono peggiorate con il tempo. Progessivamente ha perso la vita, diventando cieco. Ieri si è recato in una clinica in Svizzera per abbracciare la morte con l'eutanasia e ha deciso di lasciare una missiva per spiegare a tutti il suo gesto.

"Mi è difficile immaginare il resto della mia vita in modo minimamente soddisfacente, essendo la sofferenza fisica e il dolore diventati per me insostenibili e la non autosufficienza diventata per me insopportabile. Sono arrivato quindi ad immaginare questa scelta, cioè la richiesta di accompagnamento alla morte volontaria, che è il frutto di una lunghissima riflessione", ha scritto.

La lettera è stata pubblicata su Corriere e Repubblica. Ed è un lunghissimo memoriale. "È una scelta che sto meditando da molto tempo e alla quale sono giunto progressivamente ma in modo irreversibile - scrive Loris - Io sono stato e sono ancora convinto che la vita sia bella e sia giusto goderla in tutti i suoi vari aspetti, sia quelli positivi che quelli negativi. Questo è esattamente quello che ho fatto sempre nonostante l'incidente che ho avuto e le difficoltà di tutti i tipi che questo mi ha creato. Non ho mai rinunciato a niente di tutto quello che potevo fare, nonostante gli ostacoli che ho trovato e che spesso grazie alla mia forza di volontà e all'aiuto delle persone che mi sono state vicine e mi hanno voluto bene sono riuscito ad affrontare. Credo in questo momento che la qualità della mia vita sia scesa sotto la soglia dell'accettabilità e penso che non valga più la pena di essere vissuta".

Per molti anni ha lottato insomma. Ma ora la sua vita è diventata troppo dura per essere affrontata. "Credo che sia giusto fare questa scelta prima di trovarmi nel giro di poco tempo a vivere in un istituto e come un vegetale, non potendo nemmeno vedere, cosa che sarebbe per me intollerabile. Proprio perché amo la vita credo che adesso sia giusto rinunciare ad essa vista la sofferenza gratuita sia fisica che spirituale che stanno progressivamente crescendo senza possibilità di revisione o di risoluzione positiva". Il muro contro il quale ho continuato per anni a battermi è più alto che mai e continua a negarmi il diritto ad una assistenza adeguata", scrive Bertocco che si chiede: "Perché è così difficile capire i bisogni di tante persone in situazione di gravità, perché questa diffidenza degli amministratori, questo nascondersi sempre dietro l'alibi delle ristrettezze finanziarie, anche quando basterebbe poco, in fondo, per dare più respiro, lenimento, dignità?".

Per questo "il mio impegno estremo, il mio appello, è adesso in favore di una legge sul 'testamento biologicò e sul 'fine vità di cui si parla da tanto, che ha mosso qualche passo in Parlamento, ma che non si giunge ancora a mettere in dirittura d'arrivo - chiede - Il mio appello è che si approvi al più presto una buona legge sull'accompagnamento alla morte volontaria (ad esempio, come accade in Svizzera), perché fino all'ultimo la vita va rispettata e garantita nella sua dignità".

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