Stupro di Firenze, il carabiniere: "Sono devastato. Mi sono fatto trascinare"

Il carabiniere accusato di stupro: "Da 20 anni sono nell'Arma e aiuto le persone, anche correndo dei rischi, non so perché mi sono fatto trascinare in questa situazione"

Stupro di Firenze, il carabiniere: "Sono devastato. Mi sono fatto trascinare"

"Da 20 anni sono nell'Arma e aiuto le persone, anche correndo dei rischi, non so perché mi sono fatto trascinare in questa situazione". L'appuntato dei carabinieri accusato dello stupro di una turista americana si rivolge così al proprio difensore. A scriverlo è il sito dell'Ansa, che aggiunge che il militare si sente "devastato" ed è consapevole di "aver fatto una cosa inqualificabile".

Secondo il racconto del carabinierie, la ragazza americana che lo ha denunciato "non mi sembrava ubriaca, non barcollava, non puzzava di alcol, connetteva bene i discorsi, e non credevo che fosse così giovane: aveva un'aria più matura, vicino alla trentina di anni, mi sembrava più grande di età, più matura".

Intanto, l'inchiesta sul presunto stupro subito dalle due studentesse americane a Firenze va avanti. I due militari dell'Arma sono stati sospesi. Al momento resta agli atti il racconto che le due studentesse hanno fornito prima in questura, dove erano state accompagnate per sporgere denuncia, e poi in procura, dove sono state ascoltate a lungo, separatamente, e dove hanno confermato le accuse senza contraddizioni. Secondo il racconto delle due studentesse, la notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 settembre, all'uscita di una discoteca nella zona del piazzale Michelangelo, avrebbero chiesto informazioni a dei carabinieri che erano intervenuti sul posto, con altre due pattuglie, per sedare un accenno di rissa. I due militari si sarebbero resi disponibili per accompagnarle a casa. Con l'auto di servizio le avrebbero portate fino al palazzo, in centro città, dove le ragazze vivono in affitto. E nel palazzo si sarebbero consumate le violenze, tra l'androne e l'ascensore. Le due ragazze avrebbero poi spiegato agli inquirenti che nel momento della presunta violenza erano sotto l'effetto dell'alcol e che non avrebbero gridato perché spaventate dal fatto che i due carabinieri erano armati. Una prima conferma alla versione contenuta nella denuncia sarebbe arrivata dalle telecamere posizionate in prossimità del palazzo in cui vivono le due studentesse: Le immagini riprenderebbero la gazzella dei carabinieri, con a bordo anche le ragazze, mentre arriva e, dopo venti minuti. mentre si allontana. Le stesse immagini avrebbero permesso di identificare i due militari. Inoltre, l'acooltest e il narcotest, a cui le giovani statunitensi sono state sottoposte, avrebbe dato esito positivo, confermando l'assunzione di bevande alcoliche per entrambe e, per una di loro anche il consumo di hashish. Un ulteriore riscontro alla versione delle due ragazze è venuto dai tamponi vaginali prelevati dai medici dell'ospedale fiorentino di Torregalli che le hanno visitate: entrambe risultavano aver avuto un rapporto sessuale. E che il rapporto sia avvenuto lo avrebbe ammesso, quindi, anche uno dei carabinieri. Ma sul consenso delle ragazze il legale di una delle due, l'avvocato Gabriele Zanobini, ha osservato: "La violenza sessuale non si consuma solo con la violenza fisica o con la minaccia, si consuma anche, e lo dice il codice penale, abusando delle condizioni di inferiorità psichica o fisica al momento del fatto: e le due ragazze erano in una situazione alterata, anche a causa dell'alcol, e in questa fattispecie segnalata dal codice penale il non consenso è implicito". Poi, dopo aver smentito le notizie apparse sulla stampa secondo le quali le studentesse avevano sottoscritto in patria una polizza anti stupro, ed entrando nel dettaglio di quanto accaduto, ha aggiunto: "Le due ragazze sono sconvolte, si devono ancora riprendere dal terribile shock. La scuola aveva esplicitamente detto loro che dovevano fidarsi solo ed esclusivamente della polizia e dei carabinieri. Ex post, questo avvertimento suona paradossale". Come chiosa, infine, l'avvocato Zanobini ha ricordato che esiste un'aggravante nei confronti dei due carabinieri, prevista dall'articolo 61 del codice penale, che punisce "il fatto commesso con abuso del potere o con violazione dei doveri inerenti una pubblica funzione: qui siamo di fronte a due pubblici ufficiali che avrebbero dovuto proteggere e non abusare delle ragazze".

L'esito degli esami sulle tracce biologiche rinvenute sugli abiti di una delle ragazze e nel palazzo in cui si sarebbe consumata la violenza, tra l'androne e l'ascensore, dovrebbero fornire agli inquirenti maggiori elementi per avere un quadro più delineato della vicenda che ha scosso l'opinione pubblica e mobilitato anche la diplomazia statunitense.

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