Stupro a Firenze, il legale dei carabinieri: "Ubriache? In casa ne avevano..."

Il racconto delle studentesse americane dopo i fatti di Firenze. Le accuse di stupro ai carabinieri che si difendono: alcol assunto dopo

Stupro a Firenze, il legale dei carabinieri: "Ubriache? In casa ne avevano..."

Dentro i muri dell' aula bunker del Tribunale di Firenze hanno dovuto ripercorrere l'incubo di quella sera. Le due studentesse americane, E C., 21 e 19 anni, sono state chiamate a confermare le accuse nei confronti dei due carabinieri di violenza sessuale.

Si è trattato di un lunghissimo interrogatorio di fronte al pm, Ornella Galeotti, ai legali e ad uno dei due militari sotto accusa. Iniziato alle 9 di mattina, il fiume di ricordi delle due ragazze si è chiuso alle 22. Dodici ore in cui, due mesi dopo i fatti, hanno spiegato - tra ricordi annebbiati e lo choc - cosa è successo quel 7 settembre scorso dopo i festeggiamenti al "Flò", la proposta di essere accompagnate a casa dai carabinieri e infine il presunto stupro nei confronti nella scale dell'appartamento a borgo Santi Apostoli. Per gli avvocati delle ragazze "non ci sono state contraddizioni, anche rispetto alle domande ritenute influenti e dunque non sono state invalidate le dichiarazioni iniziali delle studentesse". Quindi accuse confermate.

Ma i legali della difesa non si sono dati per vinti. E le domande ("250 per ogni studentessa") sono state tante e piuttosto ficcanti. Una di queste era volta anche a capire se quella sera le ragazze indossassero gli slip sotto i vestiti oppure no (domanda non ammessa dal giudice). Domande che hanno stremato le due giovani americane. "La mia assistita è quasi svenuta", ha detto l’avvocato Gabriele Zanobini.

Pietro Costa e Marco Camuffo, 32 e 47 anni, cercheranno in tutti i modi di far cadere le accuse nei loro confronti. Non hanno mai negato l'atto sessuale, ma sostengono si trattasse di un rapporto consenziente. Costa era presente in aula, rappresentato dagli avvocati Giorgio Carta e Andrea Gallori. Per sostenere la tesi del rapporto consenziente i legali si affidano anche al fatto che nel cellulare di Costa sarebbe stato registrato il numero di una delle due giovani.

La ragazza ha confermato di averlo salvato, sostenendo però di non ricordarne il motivo. E se i risultati dell'alcol test hanno "dimostrato" lo stato di incoscienza delle due studentesse, per l'avvocato Carta "in casa ne avevano" ipotizzando - come scrive Qn - "che T. e C. possano aver bevuto dopo i rapporti nell'androne".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica