“Ho un piano per uccidere i miei genitori”. Con queste parole una 15enne di Bassano del Grappa gli scorsi giorni ha comunicato agli amici tramite messaggi su Snapchat di avere in mente il programma di togliere la vita ai suoi familiari. Lei, una "ragazza perbene" secondo i conoscenti, ha detto agli investigatori che non avrebbe mai commesso il crimine. Ma i dubbi rimangono. Ne abbiamo parlato con il giudice penale Valerio de Gioia.
Nessuno può sapere se il piano criminale sarebbe stato davvero realizzato. Ma cosa può essere passato nella mente di questa ragazza?
“Questo è l’aspetto più preoccupante e agghiacciante, quello che spaventa un po’ tutti. Tra l’altro la ragazza appartiene a una buona famiglia, con un nucleo familiare sereno. La speranza è che si sia trattato di una ‘ragazzata’, qualcosa di fantasioso che non doveva trovare poi nessun tipo di realizzazione. Però non dobbiamo sottovalutare questi segnali. Non dobbiamo riportare tutti gli eventi del genere ad eventuali ragazzate proprio per le gravi conseguenze che ne derivano nei confronti dei ragazzi ma anche per i rischi che corrono i familiari, come in questo caso”.
Si parla di una ragazza perbene, di buona famiglia. Ma com’è scattato un piano simile nella testa di una adolescente?
“Questo può essere collegato ad un disagio, non di tipo sociale, visto che la ragazza ha sempre vissuto in un contesto familiare sereno, più che altro legato alla fase adolescenziale che porta in alcuni casi a fenomeni inspiegabili e ingestibili”.
Adesso la 15enne è assistita da uno psicoterapeuta. Da questo affiancamento si potrà capire se la giovane avesse realmente un’ intenzione omicida?
“Assolutamente sì. È importante rivolgersi a soggetti professionalmente qualificati, come lo psicoterapeuta in questo caso. So che i genitori sono vicini alla ragazza in modo tale da poter capire l’origine di questo evento preoccupante. Sicuramente lo psicoterapeuta potrà dare una risposta e capire se realmente vi fossero quelle intenzioni e, in quel caso, quali fossero le origini di un piano così folle e diabolico”.
In molti hanno parlato di emulazione del delitto commesso da Erika e Omar a Novi Ligure diversi anni fa. Lei crede sia possibile?
“Lo escludo perché è passato troppo tempo e di quell’episodio non se ne parla più. Escludo che una generazione di giovanissimi, come quella alla quale appartiene la ragazza, possa avere architettato queste dinamiche come emulazione a quel fatto che noi più grandi ricordiamo”.
Gli inquirenti non escludono che dietro quel piano si possa nascondere l’accettazione di una sfida sul web manipolata dai “mostri senza volto” . Crede sia possibile?
“Credo sia possibile e questo mi preoccupa enormemente. Ho una bambina di 4 anni e quando sarà più grande e avrà accesso a internet e alle chat, sarò molto attento nel seguirla e controllarla per evitare che si imbatta in questi soggetti organizzano sfide di questa natura”.
Dalla Blue Whale a Jonathan Galindo, cosa c'è di vero secondo lei dietro queste storie? Davvero sono un pericolo per i ragazzi?
"I giovani corrono pericoli importanti. Blue Whale era la sfida della balena blu, che istigava al suicidio. Si induceva ad un percorso che portava alla morte. Credo che il fenomeno non debba essere sottovalutato, che dietro ci siano gruppi di persone, anche giovanissimi, che portano a questi giochi sfruttando una fascia di età particolarmente vulnerabile che è quella dell’adolescente. Quest’ultimo abbocca e crede che tutto sia un grande gioco”.
La giovane di Bassano del Grappa a cosa potrebbe andare incontro penalmente? E gli eventuali “mostri senza volto”, cosa rischiano?
“Consideriamo che dai 14 anni in su si è imputabili, quindi si viene giudicati dal tribunale per i minorenni. Il rischio della ragazzina è che se venisse ritenuta superata quella soglia minima che porta alla configurabilità del tentativo, potrebbe esserle contestato addirittura un tentato omicidio. Coloro che invece avrebbero indotto la giovane a compiere questo piano folle potrebbero rispondere di istigazione a delinquere la cui pena porta fino a 5 anni di reclusione. Se invece la ragazza avesse accolto questo invito ponendo in essere il reato, avrebbero concorso nella commissione del reato”.
Il piano programmato dall'adolescente non prevedeva ancora dettagli e quindi per gli inquirenti non si può parlare di “tentato omicidio”. Può spiegarci quali sarebbero stati in questo caso i presupposti?
È difficile in questo caso ipotizzare un tentato omicidio. La giurisprudenza ha anticipato la soglia di punibilità anche ai cosiddetti ‘atti preparatori’, però questi atti devono indicare in modo diretto e univoco la finalità delittuosa. Ad esempio si parla di ‘acquisto della rivoltella’, di ‘appostamenti notturni’, questi sono elementi che pur essendo preparatori danno l’idea che stia per essere commesso un delitto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.