Sul tetto dell'auto per vedere la mamma

Da certi amori non si scende. E quindi si sale: si scalano muri, ci si arrampica sulle finestre, ci si mette in piedi sul tetto di un'auto

Sul tetto dell'auto per vedere la mamma

Da certi amori non si scende. E quindi si sale: si scalano muri, ci si arrampica sulle finestre, ci si mette in piedi sul tetto di un'auto. L'amore ai tempi del Covid. Questo schifo che toglie il respiro a chi lo contrae e fa smettere di respirare anche chi resta. I figli e le madri. Sono sempre loro i protagonisti epici e strazianti di un amore che forza i confini. Qualche mese fa erano le immagini di Jihad Al-Suwaiti, un ragazzo di poco più di 30 anni della città palestinese di Beit Awwa in Cisgiordania, che si è accovacciato davanti ai vetri della stanza in cui era ricoverata sua madre, malata di Covid, tenendole compagnia da lì fino a quando non se n'è andata. Oggi quelle di una giovane in piedi sul tetto della macchina parcheggiata davanti all'ospedale Valduce, a Como. A cercare di tendersi e diventare più alta e sbracciarsi, per farsi vedere dalla sua mamma, chiusa lì dentro per essere stata contagiata dallo stesso virus. La foto è stata postata su Facebook da un signore, Salvatore Amura, che abita proprio davanti alla casa di cura e che, nel corso di questi mesi, ha assistito ai disperati, affettuosissimi tentativi dei famigliari dei ricoverati di vedere e farsi vedere. Ma un gesto tanto audace non gli era ancora capitato nell'obiettivo. La grinta dell'amore. E la rabbia. Come i black block incuranti dei lacrimogeni. Issata lassù a rivendicare il diritto di esserci per chi si ama.

Per spiegare a gesti larghi, a chi è dentro, che non è solo. E per convincersi di non esserlo, lì fuori. Per sfidare dall'alto questo virus che, prima di tutto il resto, cancella la pietà di lenire, stando accanto. E quando si ama non si riesce a vivere «nel frattempo».

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