Cronache

Green pass: ecco come possono cambiare le regole

Il governo sta pensando di eliminare il super green pass rendendo necessario soltanto quello base per la maggior parte di attività: ecco cosa può cambiare

Green pass: ecco come possono cambiare le regole

L'11 febbraio è stato eliminato l'obbligo di indossare le mascherine all'aperto, la prima misura che porterà gradualmente all'eliminazione delle Ffp2 nelle scuole e al chiuso e che rientra nell'allentamento delle restrizioni volute dal governo. Ma cosa accadrà a super green pass e green pass di base? Quando si potrà contare su un allentamento delle misure restrittive sul certificato verde rafforzato e su quello normale? Probabilmente già da marzo e ben prima della scadenza dello stato d'emergenza (31 marzo).

Le modifiche sul super green pass

Come abbiamo visto sul Giornale.it, per tutti i viaggiatori che arriveranno in Italia dal 1° marzo sarà necessario soltanto il green pass base: questo significa che anche i non vaccinati potranno tornare a muoversi liberamente. Considerata l'attuale situazione epidemiologica in Italia, il governo sta pensando di rivedere le regole prima della fine dello stato d'emergenza estendendo alla maggior parte delle attività il green pass di base che si ottiene tramite vaccinazione, guarigione dal Covid o tamponi negativi e sostituirlo a quello rafforzato per il quale serve necessariamente essere vaccinati o aver contratto la malattia da non più di sei mesi.

Il piano per eliminarlo

In particolare, la misura si vorrebbe estendere anche ai bar e ristoranti al chiuso oltre ai mezzi di trasporto di breve o lunga percorrenza. Insomma, un ritorno al passato quando si poteva accedere a questi luoghi e servizi anche con un tampone negativo eseguito 48 o 72 ore prima. Sarebbe un primo ritorno alla normalità prima di un ulteriore allentamento e abolizione completa del certificato verde come già dichiarato da Silvio Berlusconi. "Siamo al lavoro per scrivere un piano di graduale dismissione del Green pass a partire dai contesti che, secondo gli esperti, risultano meno pericolosi per la salute pubblica, come le attività commerciali e di intrattenimento".

Il paradosso italiano

Nel frattempo, però si registra un'anomalia: se l'intenzione è di usare soltanto il green pass di base già nella prima metà marzo, si rischia un paradosso tutto italiano dal 1° marzo, che i cittadini in visita al nostro Paese possano muoversi più liberamente degli italiani. Al momento, infatti, rimane in vigore quanto stabilito lo scorso 2 febbraio quando i turisti potevano accedere ai servizi previsti dal green pass rafforzato anche con l'effettuazione di un test rapido (48 ore) o molecolare (72 ore). Cosa vuol dire? Che, dal 1° marzo, per gli stranieri andrà bene anche un tampone negativo per accedere ai vari servizi (bar, ristoranti, mezzi di trasporto, ecc.) ed essere stati vaccinati da più di sei mesi ma lo stesso non sarà ancora possibile per gli italiani.

Come si legge sul Messaggero, questa anomalia favorisce il settore turistico e "gli arrivi da quei Paesi in cui sono state effettuate vaccinazioni con farmaci non riconosciuti da Ema, offrendo garanzie agli operatori". Da qui, si vede che c'è un chiaro cortocircuito che va sanato al più presto: ecco perché il governo vorrebbe, intanto, anticipare l'uso del green pass di base per accedere a tutti i ristoranti, bar, aerei, traghetti, treni e trasporto pubblico locale.

Cosa accade con lo smart working

Come abbiamo scritto sul Giornale.it, la fine dello stato d'emergenza significa anche tornare in azienda e in ufficio ma non è detto che sia così. La proroga dello smart working degli ultimi mesi dipenderà dagli accordi tra lavoratore e datore di lavoro ma il governo vorrebbe dire la sua introducendo misure semplificate dal 1° aprile con modelli di adesione al lavoro da remoto per i lavoratori che dovranno però corrispondere al protocollo firmato da sindacati e associazioni di categoria il 7 dicembre scorso. Secondo le prime indiscrezioni, l'accordo tra le parti dovrà necessariamente prevedere l'alternanza del lavoro in presenza con quella "agile" (da remoto) e che sia a termine (tre mesi, sei mesi, ecc.) o indeterminato: ad esempio, si potrà dare al lavoratore la possibilità di andare in ufficio soltanto per 10 giorni al mese.

Tra i punti fondamentali che vanno regolamentati, però, c'è il “diritto alla disconnessione”, la fascia oraria in cui i lavoratori non sono tenuti a essere reperibili: la normativa dovrebbe prevedere un riposo quotidiano consecutivo di almeno 11 ore anche se il lavoro da remoto viene svolto senza un vincolo di orario.

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